Sommario Fronimo N° 116,  ottobre 2001

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Incontri:

Intervista a Sharon Isbin
di Lena Kokkaliari

Ricerche e approfondimenti:

Alberto Ginastera: Sonata per chitarra op. 47
di Paola Brino (parte prima)

L’improvvisazione nella musica còlta
di Daniele Russo

Gianfrancesco Malipiero e Oscar Chilesotti
di Stefano Toffolo

Il tremolo: tecnica e metodologia
di Antonio F. Ripollés Mansilla

In memoriam

Abel Carlevaro (1916-2001)
di Jad Azkoul

Miguel Ablóniz (1917-2001)
di Giorgio Ferraris

José Tomás (1934-2001)
di Flavio Ciatto

e inoltre recensioni di libri, musiche e dischi.

Notizie su corsi e concorsi.

Idee a confronto

La bottega della chitarra


International Guitar Competition
Karl Scheit
Vienna
September 16-21, 2001
www.mdw.ac.at/gitarrenwettbewerb

Editoriale

Il lieve ritardo che ha subito la preparazione di questo numero, per i più diversi motivi, ha fatto sì che “il Fronimo” fosse ancora in fase di redazione nel giorno dei tragici avvenimenti di New York. Pur non essendo questa rivista la sede più opportuna per aprire un dibattito su quanto è accaduto, abbiamo comunque estrapolato da una delle e-mail inviateci dai nostri lettori una frase che ci è sembrata significativa per tutti coloro che appartengono al mondo dell’arte:
“[...] La creazione artistica non è soltanto una tecnica bene imparata, è una sonda del mondo interiore di una persona, e pur appartenendo indissolubilmente al suo creatore, quando estratta dal buio di quell’animo riesce a diventare significante per tutti gli uomini. Il mondo dell’arte, e dunque anche della musica, è quindi fondamentale perché si possa ricucire lo strappo terribile dato all’insieme dei nostri valori, e perché si possa immaginare un ponte tra civiltà che oggi corrono il rischio di isolarsi. Ecco perché credo che una nota suonata oggi abbia necessariamente un suono diverso da quello di tre giorni fa.”
(Corrado Savona, Roma, 14 settembre 2001)

Veniamo ora alla presentazione di questo numero che si apre con l’intervista a Sharon Isbin, una importante rappresentante del mondo chitarristico americano. La sua attività e le sue scelte di repertorio ci permettono di cogliere le differenze tra il chitarrismo d’oltreoceano e il nostro.
Completata l’analisi delle Fughe di Bach, Paola Brino continua la sua collaborazione prendendo in esame alcune importanti composizioni del nostro repertorio, a cominciare dalla Sonata di Alberto Ginastera. L’analisi verrà conclusa nella prossima puntata.
In questo numero trova spazio anche un articolo relativo alla tecnica, un campo che spesso ci è stato chiesto di esplorare ma che raramente abbiamo preso in esame: parleremo infatti del tremolo, sperando così di far cosa gradita in particolare ai nostri molti lettori non professionisti che forse troppo spesso trascuriamo.
Abbiamo poi due approfondimenti di carattere storico. Il primo riguarda l’arte dell’improvvisazione, una prassi esecutiva che nel mondo della chitarra classica è piuttosto sconosciuta; l’articolista, Daniele Russo, è un chitarrista di estrazione classica che ha deciso di dedicare la sua attività di esecutore all’improvvisazione. In questa prima parte dell’articolo ne vengono considerate le origini storiche dal Medioevo fino al Cinquecento. Il secondo scritto, a firma di Stefano Toffolo, riguarda invece una tematica che si ricollega ad un altro articolo dello stesso autore che forse i lettori ricorderanno, ossia quello relativo a Oscar Chilesotti e il “concerto storico romano” pubblicato nel numero 100. Ora invece si esamina la corrispondenza con Chilesotti del grande compositore veneziano Gianfrancesco Malipiero (1882-1973).
Come di consueto, vorremmo ora commentare alcuni fatti di attualità. Il 9 giugno si è svolta al Conservatorio di Firenze una serata particolare; l’occasione era la collocazione di una lapide commemorativa dedicata ad Andrés Segovia. Il testo, a firma del poeta Mario Luzi, così recita:
In questo storico salone detto del Buonumore / Andrés Segovia / avendo portato a grande altezza / l’arte della chitarra / venne più volte / per amorosamente ritrovarla / nella bravura dei suoi discepoli.
Mario Luzi, Firenze, 9 giugno 2001
Uno dei protagonisti della serata era Alvaro Company, che per più di trent’anni ha insegnato al Conservatorio di Firenze invitando appunto in più occasioni Segovia, le cui visite sono menzionate nella lapide esposta. Company ha diretto una sua composizione per complesso di chitarre formato per l’avvenimento da tre generazioni di suoi allievi, che affettuosamente si sono stretti attorno al loro maestro rendendo così omaggio alla memoria del Maestro comune. La serata non era tuttavia limitata alla sola presenza di chitarristi poiché, erano presenti e hanno contribuito con i loro ricordi numerose e importanti personalità dell’arte e della cultura, a testimonianza del fatto che il nome di Andrés Segovia è ancora in grado di fare uscire la chitarra dal ghetto. Ulteriore conferma di ciò è stato lo straordinario successo di vendita del numero dell’aprile scorso di “Amadeus” con copertina e cd allegato dedicati a Segovia.
Vorremmo segnalare un'altra manifestazione che ha visto un grande successo di pubblico: in mezzo alla campagna alessandrina, a Sezzadio, in un'antica abbazia, più di cinquecento persone si sono riunite ad ascoltare Frédéric Zigante affiancato dalla splendida giovane orchestra torinese Energienuove. Zigante, in particolare stato di grazie ha eseguito due "prime" italiane: il Concertino di Tansman e il Concerto di Boris Asafiev. L'occasione era la commemorazione della figura di Michele Pittaluga, fondatore del Concorso di Alessandria. Evento riuscitissimo e palestra d'apprendimento per chiunque voglia realizzare un avvenimento di grande successo.

Passiamo adesso alle cattive notizie. Stiamo purtroppo assistendo a un fisiologico ricambio generazionale, causato dalla scomparsa in quest’anno di non poche personalità legate alla chitarra. Quest’estate sono venuti a mancare alcuni personaggi che hanno segnato in modo significativo la didattica chitarristica, creando vere e proprie scuole con precise connotazioni tecniche ed estetiche: Miguel Ablóniz, Abel Carlevaro e José Tomás. Li ricordiamo con tre In memoriam scritti da loro allievi.