Editoriale
Il lieve ritardo che ha subito la preparazione di questo numero, per
i più diversi motivi, ha fatto sì che il Fronimo
fosse ancora in fase di redazione nel giorno dei tragici avvenimenti
di New York. Pur non essendo questa rivista la sede più opportuna
per aprire un dibattito su quanto è accaduto, abbiamo comunque
estrapolato da una delle e-mail inviateci dai nostri lettori una frase
che ci è sembrata significativa per tutti coloro che appartengono
al mondo dellarte:
[...] La creazione artistica non è soltanto una tecnica
bene imparata, è una sonda del mondo interiore di una persona,
e pur appartenendo indissolubilmente al suo creatore, quando estratta
dal buio di quellanimo riesce a diventare significante per tutti
gli uomini. Il mondo dellarte, e dunque anche della musica, è
quindi fondamentale perché si possa ricucire lo strappo terribile
dato allinsieme dei nostri valori, e perché si possa immaginare
un ponte tra civiltà che oggi corrono il rischio di isolarsi.
Ecco perché credo che una nota suonata oggi abbia necessariamente
un suono diverso da quello di tre giorni fa.
(Corrado Savona, Roma, 14 settembre 2001)
Veniamo ora alla presentazione di questo numero che si apre con lintervista
a Sharon
Isbin, una importante rappresentante del mondo chitarristico
americano. La sua attività e le sue scelte di repertorio ci permettono
di cogliere le differenze tra il chitarrismo doltreoceano e il
nostro.
Completata lanalisi delle Fughe di Bach, Paola Brino continua
la sua collaborazione prendendo in esame alcune importanti composizioni
del nostro repertorio, a cominciare dalla Sonata di Alberto Ginastera.
Lanalisi verrà conclusa nella prossima puntata.
In questo numero trova spazio anche un articolo relativo alla tecnica,
un campo che spesso ci è stato chiesto di esplorare ma che raramente
abbiamo preso in esame: parleremo infatti del tremolo, sperando così
di far cosa gradita in particolare ai nostri molti lettori non professionisti
che forse troppo spesso trascuriamo.
Abbiamo poi due approfondimenti di carattere storico. Il primo riguarda
larte dellimprovvisazione, una prassi esecutiva che nel
mondo della chitarra classica è piuttosto sconosciuta; larticolista,
Daniele Russo, è un chitarrista di estrazione classica che ha
deciso di dedicare la sua attività di esecutore allimprovvisazione.
In questa prima parte dellarticolo ne vengono considerate le origini
storiche dal Medioevo fino al Cinquecento. Il secondo scritto, a firma
di Stefano Toffolo, riguarda invece una tematica che si ricollega ad
un altro articolo dello stesso autore che forse i lettori ricorderanno,
ossia quello relativo a Oscar Chilesotti e il concerto storico
romano pubblicato nel numero 100. Ora invece si esamina la corrispondenza
con Chilesotti del grande compositore veneziano Gianfrancesco Malipiero
(1882-1973).
Come di consueto, vorremmo ora commentare alcuni fatti di attualità.
Il 9 giugno si è svolta al Conservatorio di Firenze una serata
particolare; loccasione era la collocazione di una lapide commemorativa
dedicata ad Andrés Segovia. Il testo, a firma del poeta Mario
Luzi, così recita:
In questo storico salone detto del Buonumore / Andrés Segovia
/ avendo portato a grande altezza / larte della chitarra / venne
più volte / per amorosamente ritrovarla / nella bravura dei suoi
discepoli.
Mario Luzi, Firenze, 9 giugno 2001
Uno dei protagonisti della serata era Alvaro Company, che per più
di trentanni ha insegnato al Conservatorio di Firenze invitando
appunto in più occasioni Segovia, le cui visite sono menzionate
nella lapide esposta. Company ha diretto una sua composizione per complesso
di chitarre formato per lavvenimento da tre generazioni di suoi
allievi, che affettuosamente si sono stretti attorno al loro maestro
rendendo così omaggio alla memoria del Maestro comune. La serata
non era tuttavia limitata alla sola presenza di chitarristi poiché,
erano presenti e hanno contribuito con i loro ricordi numerose e importanti
personalità dellarte e della cultura, a testimonianza del
fatto che il nome di Andrés Segovia è ancora in grado
di fare uscire la chitarra dal ghetto. Ulteriore conferma di ciò
è stato lo straordinario successo di vendita del numero dellaprile
scorso di Amadeus con copertina e cd allegato dedicati a
Segovia.
Vorremmo segnalare un'altra manifestazione che ha visto un grande successo
di pubblico: in mezzo alla campagna alessandrina, a Sezzadio, in un'antica
abbazia, più di cinquecento persone si sono riunite ad ascoltare
Frédéric Zigante affiancato dalla splendida giovane orchestra
torinese Energienuove. Zigante, in particolare stato di grazie ha eseguito
due "prime" italiane: il Concertino di Tansman e il Concerto
di Boris Asafiev. L'occasione era la commemorazione della figura di
Michele Pittaluga, fondatore del Concorso di Alessandria. Evento riuscitissimo
e palestra d'apprendimento per chiunque voglia realizzare un avvenimento
di grande successo.
Passiamo adesso alle cattive notizie. Stiamo purtroppo assistendo a
un fisiologico ricambio generazionale, causato dalla scomparsa in questanno
di non poche personalità legate alla chitarra. Questestate
sono venuti a mancare alcuni personaggi che hanno segnato in modo significativo
la didattica chitarristica, creando vere e proprie scuole con precise
connotazioni tecniche ed estetiche: Miguel Ablóniz, Abel Carlevaro
e José Tomás. Li ricordiamo con tre In memoriam scritti
da loro allievi.
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