Sommario Fronimo N° 130, aprile 2005

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Editoriale

Incontri:

Intervista a Margarita Escarpa
di Adriana Tessier           

Ricerche e approfondimenti:

Mauro Giuliani: una lettera perduta del 1827 ritornata alla luce
di Thomas F. Heck

Tra spontaneità e rigore. Dodici studi per chitarra di Bruno Bettinelli (parte terza)
di Paola Brino (parte terza)

L’evoluzione della notazione chitarristica: 1750-1830
di Erik Stenstadvold

Breve nota su Jacques Tessarech e Heitor Villa-Lobos
di Frédéric Zigante

In memoriam

John W. Duarte (1919-2004)
di Colin Cooper

Idee a confronto

e inoltre recensioni di CD,
libri, musiche e dischi.

Notizie su corsi e concorsi.

La bottega della chitarra

Novità editoriali e discografiche

 


L'Editoriale

Nel numero precedente abbiamo tralasciato per questioni di spazio la nostra solita chiacchierata con i lettori, chiacchierata che ora vogliamo riprendere. Il numero di gennaio è stato un numero che per i suoi contenuti ha suscitato una certa vivacità di reazioni. Solitamente i nostri lettori non sono particolarmente generosi nell’esprimere il proprio pensiero a proposito delle tematiche affrontate. Con piacere abbiamo quindi visto che la nostra provocatoria domanda con la quale abbiamo chiuso l’editoriale di ottobre “che ruolo può avere una rivista come la nostra in un mondo chitarristico che sta cambiando...” ha scosso un po’ l’inerzia e ci ha fatto pervenire vari commenti di tenore diverso e alcune interessanti analisi della situazione attuale che abbiamo pubblicato nelle pagine delle “idee a confronto”, mai così ricche. A questo punto vogliamo anche ringraziare chi ci ha manifestato il proprio sostegno attraverso telefonate, e-mail e sottoscrizioni di abbonamenti come sostenitori.
Positivi commenti ci ha meritato l’intervista a Lorenzo Micheli, insolitamente lunga per la varietà degli argomenti toccati. È stato particolarmente apprezzato anche l’articolo di Eduardo Fernández su La Espiral Eterna di Leo Brouwer:  un modo molto personale e stimolante di analizzare la composizione proiettandole una luce particolare ed evidenziando aspetti che possono passare inosservati a una lettura superficiale e meccanica. La collaborazione con Fernández proseguirà in uno dei prossimi numeri di quest’anno. Diamo ora uno sguardo al sommario di questo numero per commentarne i contenuti. L’intervista vede come protagonista Margarita Escarpa,  una delle figure del chitarrismo spagnolo che più si distinguono per raffinatezza, eleganza ed intelligenti scelte di repertorio.
Con grande piacere rinnoviamo la collaborazione con due importanti musicologi che in passato avevano scritto articoli molto significativi che ancora costituiscono dei punti di riferimento per gli studiosi. Thomas Heck continuando le sue ricerche su Giuliani ci offre questo articolo riguardante una lettera autografa considerata perduta in passato e che riproduciamo integralmente. Dal canto suo Erik Stenstadvold, noto ai nostri lettori per l’eccellente monografia su Antoine de L’Hoyer apparsa sul numero 100 della nostra rivista, compie un approfondito esame dell’evoluzione della notazione chitarristica. (Questo lungo articolo verrà pubblicato in più puntate.) Gli altri articoli sono la terza puntata riguardante gli Studi di Bruno Bettinelli a firma di Paola Brino, e un breve contributo di Frédéric Zigante che ipotizza un possibile contatto avvenuto tra Heitor Villa-Lobos e Jacques Tessarech. La rubrica delle “Idee a confronto” si presenta anche questa volta abbastanza nutrita. La più corposa delle lettere riguarda la distonia focale, una patologia che purtroppo colpisce spesso i musicisti e della quale poco si sa e ancor meno se ne parla. Abbiamo deciso volentieri di pubblicarla integralmente malgrado la lunghezza, poiché pensiamo possa rappresentare un aiuto a coloro che soffrono di questo disturbo senza sapere di cosa si tratta o a chi rivolgersi per la cura.

Due parole sulla cronaca. La stagione concertistica “Cordepizzicate” di Cologno Monzese – punto di riferimento per gli appassionati di chitarra di Milano e dintorni da vent’anni a questa parte – è stata in forse fino all’ultimo momento un po’ per i soliti problemi economici della pubblica amministrazione e un po’ per lo scoraggiamento degli organizzatori di fronte a una certa passività e mancanza di curiosità da parte del pubblico registrata negli ultimi anni. Però la prospettiva di perdere questo evento annuale che costituisce un polmone di ossigeno data la scarsa offerta di concerti di livello nel milanese, ha fatto sì che scattase una spontanea reazione da parte del pubblico chitarristico che si è tradotta in una “valanga” di lettere e e-mail indirizzate al Comune di Cologno sollecitando il proseguimento dell’iniziativa. La realizzazione quindi della stagione nei mesi di gennaio e febbraio è stata un evento eccezionale per due ragioni: perché ha smosso l’endemica passività dell’ambiente chitarristico e perché ha incontrato la sensibilità di un Assessorato disposto ad accogliere una richiesta così sentita. Abbiamo così avuto l’opportunità di ascoltare quattro concerti di altissimo livello: Eduardo Fernández, Manuel Barrueco, il duo Mela-Micheli, Paolo Pegoraro; sicuramente una delle migliori stagioni degli ultimi anni. Morale: è evidente che quando c’è l’entusiasmo i risultati si ottengono!Un’altra considerazione sulla vita concertistica.

Non possiamo purtroppo fare a meno di segnalare il malvezzo di una parte della critica musicale dei quotidiani (non riviste specializzate, quindi, ma ahimè giornali di alta tiratura) che nel presentare il concerto di questo o quell’artista sembrano accettare supinamente i comunicati stampa delle loro agenzie musicali senza alcun vaglio critico: nel leggere questi articoli di presentazione – o, meglio, autentici promotional – sembra che personaggi del calibro di Pollini, Perlman ecc. in confronto del chitarrista in questione siano solo dei promettenti allievi di Conservatorio. Al malvezzo poi spesso si associa una incompetenza tanto risibile quanto fastidiosa: tralasciando alcune perle di retorica e di luoghi comuni, nell’articolo di un giornale a diffusione nazionale nel presentare l’esecuzione del Concierto de Aranjuez da parte di una celebrata chitarrista straniera si diceva che “il pezzo forte è dello spagnolo Rodriguez [sic!]”, e “Rodriguez” ripetuto con olimpica nonchalance per ben due volte, nel titolo e nella didascalia della foto dell’artista. E a questo proposito, per concludere: possibile che agenzie, impresari, direttori, orchestre e solisti non sappiano far altro che proporre sempre, solo, comunque e dovunque questo brano (e a volte con esecuzioni al limite della decenza)? Pur bello e affascinante che sia, in tutta franchezza, cominciamo a esserne un po’ stanchi. Ma se la nostra opinione può benissimo avere una importanza relativa, ciò che più conta è che non cominci a stufarsi anche il grande pubblico degli appassionati non chitarristi, perché allora la situazione sarebbe ancora più preoccupante, anche se per nostra fortuna o sfortuna – a seconda dei punti di vista – il rischio non è imminente a giudicare dall’affluenza del pubblico quando viene programmato questo Concerto.