l'editoriale
Con questo numero “il Fronimo” ha compiuto il suo trentatreesimo anno e come ogni anno in questo periodo tiriamo un sospiro di sollievo: ce l’abbiamo fatta! In fondo è l’unica rivista a non aver mai interrotto la pubblicazione dalla sua nascita e ad uscire sempre regolarmente e puntuale durante il primo mese del trimestre.
Questo numero vede come protagonista dell’intervista Jukka Savijoki, chitarrista finlandese, musicologo e docente presso l’Accademia Sibelius di Helsinki. I nostri lettori ricordano senz’altro i suoi articoli su Anton Diabelli pubblicati tre anni fa.
Con un originale articolo su La Catedral di Agustín Barrios, Eduardo Fernández collabora per la seconda volta con la nostra rivista. Siamo certi che sarà difficile in futuro suonare questo trittico semplicemente come fosse un pretesto (spesso succede così) per sfoggiare una brillante tecnica della mano destra nell’ultimo movimento.
Con la seconda puntata del saggio su Maurice Ohana termina la parte relativa alla biografia e all’estetica del compositore. La prossima puntata sarà dedicata al Tiento. Completano la prima parte del numero un articolo del musicologo americano Richard Long su Escarraman di Castelnuovo-Tedesco e un aggiornamento, firmato da Vincenzo Saldarelli, sull’evoluzione della Riforma dell’alta formazione artistico-musicale.
Vogliamo adesso proporre alcuni spunti di riflessione che abbiamo tratto assistendo al concorso e al convegno di Alessandria.
Il concorso “M. Pittaluga” si sta affermando come uno dei più importanti (se non il più importante) per l’entità dei premi e la visibilità data ai vincitori e, di conseguenza, è stato molto frequentato: ben quarantadue concorrenti effettivi e di buon livello complessivo. Avendo ascoltato trentasette dei concorrenti in eliminatoria e tutti e nove i semifinalisti, abbiamo potuto fare un po’ di statistiche e alcune osservazioni.
Un primo dato molto evidente, l’esigua partecipazione di concorrenti italiani: solo cinque. È un caso oppure un dato su cui riflettere?
Per quanto riguarda il repertorio ecco alcuni dati statistici. In netto calo i chitarristi-compositori: niente Dyens, un brano di Koshkin, soltanto tre di Brower (due volte la Sonata e uno dei Paesaggi cubani), un brano di Duarte. Eccezione da notare Nuccio D’Angelo con le sue Canzoni Lidie che stanno diventando un hit, almeno all’estero: le abbiamo ascoltate tre volte (sempre da concorrenti stranieri). Gli altri brani più eseguiti: primo in assoluto la Fantasia ungherese di Mertz (quattro volte), il Rondò op. 2 n. 2 di Aguado, le opp. 19 e 23 di Regondi, la Sonata omaggio a Boccherini di Castelnuovo-Tedesco.
Come per smentire quanto si potrà leggere nell’intervista che pubblichiamo in questo numero, il repertorio di Julian Bream è stato ricordato in una percentuale soddisfacente: tre dei nove semifinalisti hanno eseguito il Nocturnal e uno (il futuro vincitore) ha addirittura presentato la Sonata di Bennet. Composizioni che in altre occasioni sembravano quasi brani obbligatori per quanto erano frequentate – come ad esempio la Sonata di Ginastera e Invocación y danza di Rodrigo – in questo caso sono state quasi ignorate (la prima è stata eseguita una sola volta e due la seconda). Ci ha fatto piacere anche risentire dopo tanti anni di scomparsa dal repertorio corrente la Fantasia di Gerhard (due volte) e anche la Fantasia Sonata di Manén.
Questo è quanto abbiamo osservato circa i programmi scelti dai concorrenti. Ma abbiamo fatto anche qualche altra osservazione riguardante il loro atteggiamento. Specialmente il primo giorno abbiamo temuto un ritorno massiccio della figura del “chitarrista autocentrico” in versione aggiornata, ma alla fine la percentuale si è abbassata pur rimanendo cospicua. Cos’è il “chitarrista autocentrico”? Avete mai pensato che il chitarrista è l’unico strumentista che suona rivolto verso sé stesso? anzi rivolto molto spesso verso il proprio ombelico? Nei chitarristi delle vecchie generazioni questo atteggiamento era molto visibile: preoccupati com’erano da insormontabili problemi tecnici, non imbracciavano lo strumento ma vi si aggrappavano cercando di emettere quanti più suoni puliti e precisi possibili nella maniera più discreta possibile. La versione aggiornata del “chitarrista autocentrico” non ha problemi tecnici, spesso suona anche con lo sguardo rivolto al firmamento, ma la tendenza a considerare il proprio ombelico e il proprio strumento il centro del mondo è ancora fortissima. Altrimenti come possiamo spiegare l’indifferenza verso chi ascolta? Da una parte si cerca lo strumento dal suono potente, quasi che dovesse suonare da solo. Dall’altra si arriva a celare al pubblico il suono delle note facendo dei pppp beethoveniani (nel senso che Beethoven, essendo sordo, non si rendeva conto che i suoi pianissimi erano inudibili). Abbiamo visto dei gesti che le signorine dell’Ottocento avrebbero invidiato: elegantissimi, eterei, gesti musicalissimi, oseremmo dire, che generavano un... “non-suono”. Mah!.
A proposito di discografici coraggiosi (e qui ci colleghiamo all’attualità) a Milano il mese scorso nella splendida cornice dello Spazio Tadini (lo studio del pittore scomparso Emilio Tadini trasformato in luogo di incontri culturali) la Stradivarius ha voluto festeggiare la collana “Guitar Collection” diretta da Frédéric Zigante e arrivata con le prossime uscite al tredicesimo volume. Fa piacere sapere che questa etichetta non solo ha coraggiosamente promosso una collana chitarristica che non cede al gusto facile e commerciale, ma ha addirittura deciso di celebrare e festeggiare il progetto. Ci sembra un segnale incoraggiante che non possiamo che applaudire.
Per concludere, un aggiornamento sulla Riforma dei Conservatori, aggiornamento che come di consueto ci viene fornito dal nostro esperto del settore Vincenzo Saldarelli. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha predisposto all’inizio del mese di maggio lo schema di regolamento concernente gli “Ordinamenti didattici delle Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica”. Tale normativa è in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e al momento dell’uscita di questo numero della nostra rivista potrebbe già essere legge dello Stato. Collegati al regolamento saranno emanati specifici decreti applicativi, in merito ad alcuni aspetti di rilievo circa l’articolazione e il funzionamento didattico delle Istituzioni di Alta Formazione. Concluso questo ulteriore iter di emanazione formale delle nuove norme, “il Fronimo” prevede la pubblicazione di un’analisi dei contenuti, a cura appunto di Vincenzo Saldarelli che per diversi anni ha seguito il processo della Riforma. Vogliamo sottolineare che questo Regolamento e i decreti collegati costituiranno la fase concreta di definizione circa il funzionamento, l’articolazione dei corsi, la tipologia dei titoli di studio e tutti gli altri aspetti connessi al nuovo ordinamento didattico delle nostre Istituzioni, a completamento delle norme già emanate in precedenza e nel rispetto di quanto previsto dalla Legge di Riforma 508/1999.
Ci è parso doveroso annunciare adesso questo aggiornamento perché abbiamo purtroppo dovuto constatare che, come ogni anno in questo periodo, comincia regolarmente a circolare un’autentica ridda di voci che, oltre a essere il più delle volte fra loro contraddittorie, quasi sempre hanno toni allarmistici. Prima di vociferare attendiamo quindi di avere per quest’autunno informazioni precise e una visione d’assieme più attendibile. Intanto auguriamo ai nostri lettori una buona estate.
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