Con questo numero "il Fronimo" entra nel suo trentacinquesimo anno di vita e, come di consueto per ogni quinquennale, dopo l'uscita del numero 140 prepareremo l'indice analitico degli ultimi venti numeri che verrà inviato gratuitamente a tutti gli abbonati. Come ormai saprete bene, gli indici analitici sono indispensabili a chiunque voglia utilizzare la rivista per le ricerche ed è quindi assai importante che essi siano completi. L'intervista ci porta questa volta alla conoscenza del chitarrista brasiliano Fabio Zanon che in questi ultimi venti anni è riuscito a crearsi un suo spazio nella ribalta internazionale. Dalle sue parole possiamo apprendere qualcosa di più sull'ambiente chitarristico brasiliano, le cui caratteristiche sono ben diverse dagli equivalenti dei paesi europei. Balza subito all'attenzione, ad esempio, la profonda permeazione della musica colta con quella popolare (la seresta, il choro, la bossa-nova, il jazz brasiliano, ecc.) così come la grande diffusione dello strumento fra la popolazione che assai spesso tramite esso accede alla pratica musicale.
Le Ricerche e gli approfondimenti si aprono con la conclusiva puntata dell'articolo di Eduardo Fernandez sui Douze etudes di Heitor Villa-Lobos. Anche in questa occasione non mancano gli spunti per più di una riflessione e le chiavi di lettura che ci suggerisce il chitarrista uruguayano, oltre a essere per certi versi illuminanti sulla comprensione e la corretta interpretazione di questi capolavori, permettono di affrontare una discussione musicale finalmente indipendente dall'annosa - e ormai anche un po noiosa - questione circa la superiore o minore autorevolezza di una fonte rispetto all'altra. Alla fine quello che conta è il pensiero musicale di Villa-Lobos, a prescindere dal fatto che esso sia espresso in versione manoscritta o a stampa. Inoltre le idee esposte da Fernandez fanno venire veramente voglia di riprendere in mano e di rivedere da un nuovo punto di vista questi pezzi che, per pigrizia, comodità o abitudine, spesso si suonano un po' con il pilota automatico innestandosi con una certa passività nella cosiddetta tradizione interpretativa.
Arriva alla sua conclusione anche l'articolo di Matanya Ophee sui rapporti fra Fernando Sor e l'ambiente chitarristico russo dell'Ottocento. Speriamo di continuare a dedicare al grande chitarrista catalano altri importanti contributi.
Per due scritti che arrivano al loro compimento, eccone un altro che invece proprio con questo numero prende le mosse: si tratta di un lungo e approfondito contributo di Lorenzo Micheli che si articolerà in diverse puntate e che riguarda Mario Castelnuovo-Tedesco. L'idea iniziale era di portare informazioni su un brano finora inedito del musicista fiorentino - Morning in Iowa - e il relativo articolo doveva far parte della serie di articoli sulle scoperte musicologiche dell'anno scorso. Ma, come sovente accade in queste situazioni, l'autore si è particolarmente appassionato all'argomento e così ha scritto una vera e propria biografia approfondita nella quale passa in rassegna molti dei brani della copiosa opera di Castelnuovo-Tedesco (non solo quelli per e con chitarra) contestualizzandoli e cercando di restituire il più possibile il quadro storico e biografico in cui furono composti.
Lo scritto è veramente di peso rilevante in quanto, oltre ad arrecare una grande quantità di informazioni al di là delle poche e solite notizie, porta finalmente a piena conoscenza la ricchezza dell'esperienza musicale di un autore che, senza ombra di dubbio, è stato uno dei più importanti in Italia del secolo appena concluso. Riguardo agli articoli di Fernandez e Micheli ci è sorta spontanea una considerazione: forse sarà una coincidenza, ma fino a qualche anno fa il musicologo che scriveva articoli e compiva dettagliate ricerche archivistiche e bibliografiche non era quasi mai militante in campo concertistico. In questo numero invece gli autori di due degli articoli - e che articoli! - sono fra i concertisti/virtuosi più attivi e rappresentativi delle loro rispettive generazioni. Qualcosa sta cambiando? Comunque sia, ben vengano queste belle novità che non fanno altro che migliorare e alzare il livello generale delle conoscenze musicali.
Per tornare al trentacinquesimo anniversario de "il Fronimo", vogliamo ricordare che oltre all'indice dei numeri i nostri abbonati riceveranno in omaggio anche il cd Rossiniana registrato dal chitarrista giapponese Shin-ichi Fukuda. Tredici anni fa distribuimmo ai nostri abbonati il doppio cd di Frederic Zigante dedicato all'integrale delle Rossiniane di Mauro Giuliani, cd che sicuramente i nostri lettori ricorderanno e che recentemente è tornato in circolazione. Abbiamo voluto rendere ancora omaggio al genio del chitarrista pugliese con il cd di Fukuda che vede infatti in programma le prime tre Rossiniane (ossia le opp. 119, 120 e 121) e una Cavatina dalla Semiramide di Rossini. La lettura del chitarrista giapponese è assai poco nipponica e molto più "napoletana" di quanto ci si possa aspettare - è decisamente ricca di brio, fantasia e in alcuni momenti addirittura trascinante, in particolar modo quando Giuliani si lancia nelle sue vorticose e spericolate volute cadenzali che richiedono all'interprete un virtuosismo pirotecnico e scoppiettante. L'impiego di una splendida Gaetano Guadagnini II del 1829 - ossia di uno strumento costruito quasi negli stessi anni in cui queste magnifiche pagine vedevano la stampa - contribuisce notevolmente a un'esecuzione agile e frizzante ma anche a restituire il fascino di un suono che, ovviamente, non può trovare riscontro in uno strumento moderno (grazie anche a una eccellente presa di suono). E ci piace ricordare che questa chitarra era di proprietà di Ruggero Chiesa, il quale la acquistò assai ben prima che l'utilizzo di strumenti originali cominciasse a diventare prassi comune nell'esecuzione della musica dell'Ottocento: esattamente come nel campo della ricerca musicologica, anche in questo frangente le sue intuizioni anticiparono di anni e anni quello che poi noi tutti avremmo dato per scontato.
Marco Riboni
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