Eccoci al numero primaverile, ricco di approfondimenti, di
numerosi appuntamenti da ricordare (corsi e concorsi si
infittiscono con l’avvicinarsi della stagione estiva) e di
alcuni spunti di riflessione.
L’intervista di apertura di Adriana Tessier è dedicata a
Leo Brouwer, uno dei personaggi più popolari del nostro
ambiente e che non ha bisogno di presentazione. Il
compositore cubano ripercorre le tappe della sua formazione
artistica dapprima durante la dittatura di Fulgenzio Batista
e, in seguito, con l’affermazione della rivoluzione
castrista. Decisamente interessanti sono le sue opinioni
sulle varie tendenze della musica del Novecento e
contemporanea, sulla figura di Andrés Segovia e
sull’insegnamento.
Si conclude dopo un anno e mezzo il lungo, appassionato e
affascinante racconto di Lorenzo Micheli sulla vita e
l’opera di Mario Castelnuovo-Tedesco. Come prometteva il
titolo dell’articolo nelle cinque precedenti puntate, in
quest’ultimo capitolo veniamo finalmente a conoscere
Morning in Iowa, composizione, recentemente riscoperta,
dall’organico assolutamente inedito e ispirata al testo
dello scrittore statunitense Robert Nathan.
Prosegue l’importante contributo di Josep María Mangado
Artigas riguardante la biografia di Fernando Sor, dalla
quale emerge la figura di un giovanotto un po’
scapestrato, “à la page”, assiduo frequentatore di
feste mondane e, almeno stando alle poco equivocabili
testimonianze dirette dell’epoca, tanto dotato
musicalmente (e su questo non vi erano dubbi) quanto
presuntuoso e arrogante (e dobbiamo confessare che ne
avevamo qualche sospetto, evidentemente non infondato…).
Continua intanto la preziosa collaborazione con la nostra
rivista di Eduardo Fernández, il quale apre una
interessante finestra sull’interpretazione della musica
dell’Ottocento. Tramite la citazione di alcuni trattati di
importanti musicisti dell’epoca – Manuel García, Louis
Spohr e soprattutto quel Carl Czerny che, è bene
ricordarlo, fu allievo di Beethoven e maestro di Liszt e
quindi non un “maestrucolo” qualsiasi – l’articolo
ci porta a fare alcune riflessioni e considerazioni (o
riconsiderazioni?) sulla prassi esecutiva riguardante le
opere dei nostri grandi autori del XIX secolo. Siamo quasi
sicuri che non mancheranno le discussioni fra tutti coloro
che cercheranno di trovare prove e appigli fra questa o
quella tesi interpretativa.
Veniamo ora all’attualità. Al recente concorso di
Abbiategrasso (provincia di Milano), l’incaricato alla
compilazione del borderò della SIAE (riguardante le
composizioni presentate dai candidati) trovandosi davanti
una fotocopia di un’edizione assolutamente anonima e senza
alcuna traccia di editore, revisore o trascrittore, si è
chiesto: “Ma di quale edizione sarà questa Fantasia di
Dowland?”. Il nostro Francesco Biraghi, con la sua
consueta arguzia, subito ha risposto: “Questa è una
Fantasia di Download!”. Battuta da dieci e lode, al
contrario invece dell’edizione in questione, purtroppo
infarcita di errori e imprecisioni. L’argomento, lo avrete
capito tutti, è la spinosissima questione degli spartiti
musicali che si possono scaricare da Internet. Ci rendiamo
conto che questa non è la sede migliore per trattare una
questione che non si può certo liquidare in poche righe,
ma almeno qualche sassolino dalle scarpe ce lo possiamo
togliere. Si parla tanto di filologia, edizioni critiche,
fedeltà al testo originale e poi si scarica da Internet la
prima cosa che capita, senza sapere né la provenienza né
l’affidabilità della fonte. Non ci riferiamo ai siti di
quelle benemerite biblioteche che hanno messo on line i loro
materiali (quelli liberi da diritti d’autore) ma a quei
siti di origine ignota, sui quali si trova più o meno di
tutto, in barba alla correttezza musicologica quanto a
quella legale. Si ha l’impressione di avere tutto a
disposizione, di essere a cavallo del progresso e, invece,
si torna indietro di cinquant’anni. Allora i chitarristi,
isolati e in mancanza di edizioni e di fotocopie, si
passavano tra di loro copie manoscritte aggiungendo e
diffondendo inconsapevolmente errori e orrori. Adesso non
siamo così isolati (si spera) né è giustificabile
essere così mal informati. Pensiamoci!
Per concludere, una nota informativa per i nostri abbonati.
L’iniziativa di potere scegliere fra diversi cd è
piaciuta parecchio, anche se non tutti sembrano essersene
accorti visto che la campagna abbonamenti si trovava
nell’ultima pagina del numero scorso. Ci ha fatto piacere
poter scambiare due parole con gli abbonati che hanno
telefonato per comunicarci la scelta del cd. Ringraziamo
anche chi ha colto l’occasione – via e-mail o telefono – per esprimerci l’approvazione riguardo alla linea
editoriale fin qui seguita e l’apprezzamento per la sobria
veste grafica: non speravamo che la nostra copertina potesse
avere tanti sostenitori. Invitiamo comunque gli abbonati che
hanno dimenticato di scegliere il cd di comunicarci la loro
scelta al più presto.
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