Innanzi tutto chiediamo scusa ai nostri lettori per il ritardo di questo numero. L’estate è stata più impegnativa del solito e la preparazione della rivista richiede sempre più tempo. La ragione salta subito agli occhi nell’osservare i nomi dei collaboratori di questi ultimi tempi: sono in gran parte stranieri e perciò la maggioranza degli articoli ha bisogno di traduzione; tutto il processo della composizione di un numero diventa quindi più lungo. Siamo certamente molto orgogliosi perché “il Fronimo” è una meta ambita per gli studi e le ricerche dei musicologi stranieri; siamo anche grati perché senza questi preziosi contributi la rivista sarebbe più povera e, dobbiamo ammetterlo, qualche volta avrebbe rischiato di saltare il trimestre per mancanza di materiale pubblicabile. Speriamo quindi che i nostri amici dall’estero continuino a inviarci i loro scritti sempre più numerosi. Tuttavia, la rivista avrebbe vita più facile se avessimo la possibilità di scegliere quali articoli tradurre di volta in volta per affiancarli a quelli in lingua italiana. In realtà questo ormai non accade quasi più. Speravamo che dalla “famigerata” Riforma dei Conservatori potesse risultare una almeno cosa positiva: ricerche e tesi di laurea candidate alla pubblicazione. Ci siamo sbagliati. Non solo non c’è stata l’auspicata pioggia di nuovi lavori sulla nostra scrivania, ma dalle poche proposte che abbiamo ricevuto ci sembra di capire che il livello della maggioranza delle tesi si allinea a quello delle ricerche degli allievi della Scuola Media: collages mal assemblati di citazioni dei pensieri altrui o pedanti analisi che – forse – potrebbero far contento un insegnante di armonia alla vigilia dell’esame del Compimento Medio. Niente di più. Che fare quindi? Abbiamo bisogno di articoli scritti in buon Italiano (lo sottolineiamo, perché se poi siamo costretti a riscriverli noi, è peggio che doverli tradurre), possibilmente su temi originali e di interesse generale (in contrapposizione all’interesse local-campanilistico). Queste collaborazioni saranno retribuite a seconda della loro estensione e qualità.
Ah! dimenticavamo: abbiamo bisogno anche di più abbonati. Ecco quindi i due ingredienti indispensabili per la sopravvivenza della rivista: collaboratori e abbonati. Passate parola!
E ora passiamo a commentare questo numero, quasi interamente incentrato sulla Spagna.
Le interviste sono dedicate a José Luis Rodrigo – successore di Andrés Segovia e di José Tomás ai corsi di Santiago de Compostela e docente presso il Conservatorio di Madrid – e a Josep Mª Mangado Artigas, musicologo catalano ormai da qualche tempo nostro prezioso e assiduo collaboratore. Difficile riassumere in poche parole la gran quantità di informazioni e curiosità che emergono dalle parole di questi due personaggi provenienti dalla penisola iberica. Vogliamo tuttavia almeno ricordare che in Spagna la Riforma dei Conservatori è in vigore da più anni e che entrambi hanno purtroppo lamentato gli stessi problemi che si stanno manifestando da noi: una semplice casualità?
L’articolo di Kenneth Sparr su due brani sconosciuti di Fernando Sor raccoglie il testimone lasciato dai precedenti scritti di Mangado dedicati agli anni giovanili del chitarrista. Si tratta di una Canzone e di un Tema con variazioni. Quest’ultimo appartiene, molto probabilmente, a quelle opere che Sor stesso, nel suo celebre Metodo, in qualche maniera rinnegò una volta finite in pasto a editori senza scrupoli. I due brani vengono riprodotti integralmente su queste pagine e i nostri lettori potranno giudicare di persona. Un piccolo tassello si aggiunge così alla conoscenza della vita e dell’opera di Fernando Sor.
Il ricercatore belga Jan de Kloe ci presenta il suo contributo biografico sul compositore spagnolo Oscar Esplá, che Andrés Segovia rese celebre suonando per anni Antaño e alcune delle Impresiones Levantinas, trascrizioni che immortalò su disco, mentre invece aveva giudicato ineseguibile la Sonata, unica composizione originale per chitarra di Esplá tornata alla luce molti anni dopo. Dallo scritto emerge in pieno tutto il travaglio che egli visse nell’oscura epoca della Guerra Civile spagnola, quando le ideologie avevano confini sfumati e risulta assai difficile capire da quale parte stesse realmente ognuno.
Antonio Rugolo completa in questo numero l’analisi della Sonata di Guido Santórsola: speriamo vivamente che l’ascolto del suo cd dedicato al compositore italo-uruguayano – uno dei tre cd che “il Fronimo” ha proposto agli abbonati quest’anno – in combinazione con la lettura dell’articolo sia stata un’esperienza proficua.
Passiamo ora alla consueta finestra sull’attualità e sulle note di cronaca.
Al college di Mannes (N.Y., U.S.A) è stato organizzato un mega-festival intitolato “The Ghiglia Legacy” per festeggiare i settant’anni di Oscar Ghiglia (classe 1938, appunto). Si è riunito un esercito di ex-allievi capitanato dal duo Laura Oltman - Michael Newman, gli ideatori della manifestazione. Eliot Fisk, che non ha potuto partecipare, ha scritto una lunga lettera pubblicata all’interno del programma del festival dove abbiamo notato questa frase assai suggestiva: “Nell’impero degli allievi di Oscar il sole non tramonta mai”. Quindi: lunga vita all’imperatore e tantissimi auguri, Oscar!
Il Concorso “R. Chiesa-Città di Camogli”, che vede “il Fronimo” direttamente coinvolto nella sua organizzazione, quest’anno ci ha reso particolarmente felici: sembra che finalmente cominci a essere recepito il messaggio che cerchiamo di diffondere tramite la scelta del programma per le tre fasi del Concorso. Il livello è stato altissimo (ma veramente!) e i programmi presentati erano seri e anche originali. Il “koyunbabismo” è stato totalmente assente, mentre erano presenti nei programmi composizioni poco visitate come Tellur di Tristan Murail, gli Studi di Maurizio Pisati e Rememorias di Marlos Nobre. Ci piace credere che Ruggero Chiesa ne sarebbe stato contento, incuriosito e divertito. E speriamo di avere la riconferma di questa tendenza nella prossima edizione che sarà nel 2010.
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