l'editoriale
Nell’inaugurare con questo numero la trentasettesima annata della rivista, iniziamo a scorgere in lontananza il Quarantennale, un traguardo importante che, visti i tempi che corrono, non possiamo considerare garantito. Promettiamo di provarci però e, con l’aiuto dei nostri abbonati, speriamo di farcela.
L’anno appena concluso, invece, ha visto lo scoccare del bicentenario della nascita di Casa Ricordi (1808-2008) il cui fondatore, Giovanni Ricordi, è il soggetto dell’interessante studio di Massimo Agostinelli che apre le colonne delle “Ricerche e approfondimenti”. Viene esaminata in dettaglio la produzione editoriale dei primi quindici anni di attività, dove la presenza della chitarra ha un ruolo di autentico protagonista (il numero di lastra 1 è rappresentato da Le stagioni dell’anno del chitarrista Antonio Nava). Vera e propria figura di imprenditore della più classica tradizione meneghina, Giovanni Ricordi si mosse con scaltrezza e spregiudicatezza nell’ambiente musicale milanese, portando la sua calcografia a una posizione di predominio in tutta Italia, predominio poi ulteriormente consolidato dai suoi eredi.
Un passo indietro per presentare l’intervista di apertura, dedicata ad Armando Marrosu, fondatore della scuola chitarristica sassarese che tanti frutti ha portato in questi ultimi decenni. Ormai in pensione, Marrosu ci racconta della sua lunga e felice esperienza didattica ma, soprattutto, della stretta e lunga frequentazione che ebbe con Emilio Pujol. Dalle sue parole emerge la figura di un Pujol colto e affascinante, in grado di incantare gli allievi nelle sue appassionate lezioni.
Il secondo articolo che ospitiamo in questo numero proviene dalla tesi conclusiva del Biennio presso il Conservatorio di Udine del giovane Josué Noé Gutiérrez de la Cruz (messicano d’origine e pordenonese d’adozione). Si tratta della storia della Ciaccona e dell’evoluzione di questa forma, fino ad arrivare alla monumentale Ciaccona di Bach dalla Partita BWV 1004. Di quest’ultima si accenna ai vari tipi di lettura e di analisi, da quelli più tradizionali a quelli più “visionari”. Un’utile introduzione, pensiamo, per chi vuole avvicinarsi a questo capolavoro e un’ottima risposta al nostro appello dell’editoriale scorso che lamentava la scarsità di tesi di biennio meritevoli di pubblicazione.
Lo scritto di Piero Bonaguri su La Città capovolta di Adriano Guarnieri racconta l’esperienza personale dell’articolista, un chitarrista appartenente all’ultima generazione dei segoviani che, trovandosi alle prese con una composizione contemporanea “hard”, la affronta e la risolve brillantemente con lo stesso aplomb con cui eseguirebbe il Fandanguillo di Turina o la Sonatina di Moreno-Torroba. Si potrebbe pensare ad un eccesso di retorica quando Bonaguri parla di estetica e bel suono riguardo a una partitura così strutturata e problematica, ma possiamo garantire che non è così: abbiamo avuto l’occasione di assistere all’esecuzione de La Città capovolta e la cosa che più ci ha colpito (non sapevamo allora che Bonaguri avesse “teorizzato” questo tipo di approccio alla musica contemporanea) era proprio il perfetto controllo del suono in ogni momento.
Nella rubrica delle “Idee a confronto” ospitiamo l’intervento di Massimo Parovel, direttore del Conservatorio “Giuseppe Tartini” di Trieste, che porta una testimonianza emblematica e preoccupante riguardo alla stagnazione dell’applicazione della Riforma dei Conservatori. Lasciamo ai lettori il parere su questa problematica, sempre più spinosa e intricata.
A sollevare il morale, un’ultima breve nota di attualità. In mancanza di concerti di chitarra a Milano siamo andati in terra friulana, in quel di Pordenone e in due giorni abbiamo fatto il pieno di sorprese: due bellissimi concerti (Pablo Marquez e Adriano del Sal), una masterclass interessante di Marquez, un’intervista a quest’ultimo (la leggerete in aprile) e la già citata tesi di Josué Gutiérrez sulla Ciaccona.
Unica nota negativa di questo viaggio è stata la conferma dell’apatia della giovane generazione dei chitarristi. Anche nel numero scorso si è parlato della scarsa partecipazione degli allievi: nessuno rimane ad ascoltare le lezioni degli altri e, terminato il proprio impegno, ogni studente se ne torna a casa senza curarsi minimamente di quello che fanno i compagni di classe. Si è data la colpa alla Riforma che forse impegna troppo i ragazzi non lasciando loro tempo per altro ma, forse, dobbiamo ricrederci. Alla masterclass di Pablo Marquez la partecipazione degli uditori era pressoché inesistente. E questo di sabato – mattina e pomeriggio – in una zona che pullula di chitarristi. Qui non c’entra la Riforma: è mancanza di interesse e mancanza di curiosità, entrambi segnali preoccupanti. Andare ad ascoltare gli altri non ha mai fatto male a nessuno: non si firma un contratto, non si dà un avallo a un’iniziativa, non ci si deve impegnare o mettersi in gioco per un programma politico o culturale. Si tratta semplicemente di essere e rimanere informati.
Si pensa, forse, che navigare senza mappa e senza giudizio nella bolgia indiscriminata della virtualità di YouTube renda inutile il contatto con la realtà ?
Noi restiamo qui in fiduciosa attesa dei naufraghi pentiti.
(L. K.)
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