Sommario Fronimo N° 153 gennaio 2011 |
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di Aldo Vianello |
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Editoriale del n° 153 gennaio 2011 Dopo un anno di intervallo, con il 2011 torniamo a fare l’omaggio di un cd ai nostri abbonati. È vero che prima di inviarlo non abbiamo aspettato l’arrivo del rinnovo di tutti, ma speriamo che la nostra fiducia sarà premiata e che potremo contare ancora sul vostro sostegno. Si tratta di un cd dedicato alle opere per chitarra sola di Bruno Bettinelli: un progetto discografico che siamo orgogliosi di aver aiutato a venire alla luce. Come abbiamo accennato nei numeri scorsi, diverse case discografiche stanno adottando la politica di distribuire i loro prodotti solo tramite il download da Internet, a meno che non ne venga garantita la vendita (o l’acquisto, dipende dai punti di vista) di una cospicua quantità. Noi questa garanzia ci siamo sentiti di darla, convinti del fatto che le opere per chitarra di Bruno Bettinelli meritino di essere conosciute, divulgate ed eseguite. L’interpretazione di Davide Ficco è convincente, rispettosa e coerente: speriamo che l’ascolto faccia apprezzare questa musica a chi non la conosce e che le permetta di rientrare nel repertorio corrente.
E ora uno sguardo al contenuto della rivista. L’intervista ci riporta nell’affascinante mondo della musica antica grazie all’incontro con la liutista Sigrun Richter e con il liutaio Nico van der Waals, pioniere nella costruzione di strumenti antichi con più di quarant’anni di esperienza alle spalle. Per quanto riguarda gli articoli, l’apertura è firmata da Davide Ficco che presenta le opere eseguite nel cd, sia delineando i tratti biografici e artistici di Bruno Bettinelli (ricordiamolo: figura di grande importanza della musica italiana del ‘900 a cavallo fra la generazione di Petrassi e Dallapiccola e quella più giovane di Maderna, Berio, Donatoni, Clementi, ecc.), sia analizzando approfonditamente le peculiarità stilistiche dei vari brani, quasi una sorta di guida all’ascolto. Segue il contributo di Andrea Bissoli che ci propone alcune ipotesi e riflessioni sulle opere giovanili di Villa-Lobos con un particolare riferimento alla riscoperta di un breve frammento manoscritto, una Valsa di poche righe per chitarra sola. Non si tratta di un saggio che ha la pretesa di dare risposte inoppugnabili o proporre verità scientificamente dimostrabili: il suo obiettivo è semplicemente quello di porci davanti ad alcuni interrogativi e, fantasticando sulle possibili risposte, farci conoscere alcuni aspetti meno noti del compositore brasiliano. Confessiamo che, dopo la pubblicazione nel numero scorso dell’articolo di Alfredo Escande sulla vita di Segovia a Montevideo, ci ha fatto ora sorridere l’aver scoperto che i due musicisti dalla personalità decisamente forte e ingombrante (e che, con ogni probabilità, non si sopportavano proprio perché per certi aspetti erano molto simili) avevano un altro punto in comune: entrambi bistrattarono due donne, eccellenti pianiste e musiciste – e che, almeno in quei momenti, godevano di una notorietà pari alla loro – che li avevano amati e sostenuti nei momenti di difficoltà. Il terzo articolo è di Marco Riboni, il quale affronta le varie tematiche legate allo stile classico – ossia il linguaggio musicale dominante dell’epoca compresa all’incirca fra il 1770 e il 1830, cioè dall’esperienza di Gluck e Mozart sino a Beethoven – rapportandole e confrontandole con le composizioni dei chitarristi dell’epoca. Il punto nodale di riferimento è la Sonata classica o, meglio, la forma-sonata impiegata nella scrittura del primo movimento della Sonata stessa. Si inizia in questa puntata dalla tradizione chitarristica viennese (Molitor e Matiegka) per poi proseguire nella prossima con l’altro viennese, Diabelli, e il contributo del chitarrismo francese. Seguirà l’analisi delle sonate spagnole (Sor) e infine verrà esaminato l’apporto dei chitarristi italiani. Insomma, una serie di articoli che ci accompagnerà per tutto l’anno e ci darà l’occasione di continuare con l’iniziativa degli inserti musicali che, come ci avete fatto sapere, è stata molto apprezzata.
Per quanto riguarda l’attualità, vorremmo potervi raccontare tante belle notizie, ma purtroppo non ci sono grandi novità. Essendo rimasti digiuni da appuntamenti chitarristici a Milano, ci siamo spinti fino a Pordenone dove, all’interno dell’annuale Festival Chitarristico del Friuli Venezia Giulia – giunto ormai alla 15a edizione – ci ha attirati la prospettiva di un appuntamento con tutti e tre i Concerti per chitarra e orchestra di Giuliani. Protagonisti il duo Pugliese -Maccari (che in questa occasione hanno dimostrato di esistere anche autonomamente), rispettivamente per i Concerti opp. 30 e 36, e Pablo Márquez per l’op. 70. Chitarre Guadagnini originali i primi e la scelta di suonare in piedi, una minuscola terzina (copia) l’ultimo e posizione tradizionale. La terzina sembrava addirittura dotata di amplificazione incorporata: impressionante! Il concerto è stato interessante non solo per il programma, ma anche per la possibilità di mettere a confronto due maniere diverse di affrontare la scena e il repertorio. Tre personaggi disinvolti, spiritosi e perfettamente a proprio agio hanno superato egregiamente la prova. In fondo, strumento e posizione non contano, conta la musica. La vera sorpresa della nostra spedizione a Pordenone è stata, però, il concerto finale dello stage “Musica insieme 2010”. Più di cinquanta bambini provenienti da diverse scuole di musica del circondario (e qualcuna anche fuori confine) dopo aver studiato le parti con i propri maestri hanno “montato” i brani con l’orchestra durante i tre giorni precedenti il concerto sotto la guida di Angela Tagliariol. Non siamo mai stati grandi fautori delle orchestre chitarristiche, ma questa volta abbiamo dovuto ricrederci. Il risultato è stato impeccabile, il legato musicale non è mai venuto a mancare (cosa che spesso succede nelle orchestre di chitarre) e i bambini hanno dimostrato professionalità e compostezza esemplari. Uno sforzo organizzativo che ha dato ottimi frutti dal punto di vista musicale e sociale. Congratulazioni! |