Sommario Fronimo N° 156 ottobre 2011 |
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Editoriale del n° 156 ottobre 2011 Questa volta abbiamo esagerato! Già tenendo in mano la rivista vi sarete accorti che è più pesante del solito. Infatti, per varie ragioni e coincidenze, strada facendo la programmazione degli articoli si è rivoluzionata e un po’ alla volta abbiamo rischiato di superare il limite permesso dalla rilegatura col punto metallico.
Unico elemento di continuità con il numero di luglio è la seconda e conclusiva parte dell’articolo di Valentina Fortunati su Platero y yo di Mario Castelnuovo-Tedesco. Abbiamo invece scelto di interrompere la pubblicazione degli articoli di Marco Riboni sulla forma-sonata rinviando la quarta puntata al numero di gennaio. Abbiamo preso questa decisione per una precisa ragione che vi anticipiamo: per il 2012 abbiamo adottato il cd di Giuseppe Carrer dedicato a Sor (vedi la pubblicità in seconda di copertina). Visto che la prossima puntata dell’articolo si occuperà della Sonata op. 22 di Sor che fa parte del repertorio eseguito nel cd, abbiamo pensato di far coincidere le due uscite.
Segue uno scritto che presenta un paio di novità. Per la prima volta ospitiamo un autore boliviano. Quando si collega la chitarra all’America del Sud, si pensa sempre al Brasile, all’Argentina, al Venezuela, al Paraguay a causa di personaggi importanti, esecutori o compositori, che hanno segnato la storia del nostro strumento. Grazie a Harold Beizaga, dopo tre anni di corrispondenza e di collaborazione a distanza per l’editing e la traduzione della sua ricerca, possiamo ora conoscere Pedro Ximenez Abrill y Tirado, compositore coevo dei nostri classici ma nato in Perù e attivo in Bolivia dove è morto 155 anni fa. L’inserto allegato alla rivista contiene alcuni brani (per la maggior parte inediti) di questo compositore che speriamo possano stimolare la vostra curiosità. Come potrete facilmente constatare, si tratta di un linguaggio estremamente personale, denso armonicamente (da notare l’impiego di tonalità inconsuete e non comodissime per la chitarra) e che riesce a fondere le tipiche movenze del folklore latinoamericano con la tradizione colta occidentale.
L’articolo che segue rappresenta anch’esso una novità: proviene dal Portogallo ed è stata la prima volta che abbiamo tradotto uno scritto portoghese. Il suo inserimento in questo numero rappresenta uno degli improvvisi cambi di programmazione scatenati dall’adozione del cd di Carrer. Volevamo evitare di far coincidere due articoli dedicati a Sor e il rinvio della puntata relativa alla Sonata op. 22 ha lasciato spazio al contributo di Ricardo Barceló che ha scoperto delle novità sulla biografia del chitarrista spagnolo. Le novità riguardano la sua vita a Parigi dopo il ritorno dalla Russia e spiegano perché aveva dedicato tante delle sue opere a giovani signorine francesi e inglesi destando qualche sospetto malizioso riguardo ai suoi gusti e le sue abitudini. Lo stesso articolo ci fornisce anche interessanti informazioni su un personaggio che spesso si trova citato in fonti ottocentesche ma di cui si sapeva ben poco: si tratta di Guillaume-Pierre-Antoine Gatayes, chitarrista e arpista francese, che, per la vita avventurosa e pienamente inserita nei drammatici avvenimenti della sua epoca, potrebbe essere l’eroe di un romanzo di Dumas o di Stendhal.
Ormai pensavamo di avere completato il materiale per comporre il numero e avevamo anche iniziato l’impaginazione quando è arrivato in redazione un articolo di Mario Dell’Ara. Coincidenza vuole che l’argomento dell’articolo fossero proprio le dediche che appaiono sui frontespizi delle composizioni dei vari chitarristi dell’Ottocento. Alcune persone citate nell’articolo di Barceló appaiono anche nell’articolo di Dell’Ara e tante cose vengono chiarite. I due autori non conoscevano l’uno il lavoro dell’altro. Noi che li abbiamo letti entrambi non potevamo non decidere di includere anche l’articolo di Dell’Ara, aggiungendo a volte dei rimandi da uno all’altro.
Se a tutto ciò aggiungiamo anche alcune lettere in risposta a quella di Alfonso Baschiera pubblicata sul numero scorso, ecco che si spiega l’aumento delle pagine e del peso.
Speriamo che vi possiate divertire a leggere quanto noi ci siamo divertiti a impaginare (abbiamo esagerato anche con le immagini rispetto al solito) e che vi ricordiate di rinnovare puntualmente l’abbonamento per il 2012. “Il Fronimo” sta per compiere quarant’anni, un’età cruciale per tutti. Fateci sentire la vostra partecipazione e vicinanza. |