Sommario Fronimo N° 164 ottobre 2013 |
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Editoriale Con l'ultimo numero del 2013 alcuni articoli che ci hanno accompagnato per qualche tempo arrivano a compimento. Termina l'inchiesta di Andreas Grün che ha seguito le tracce dei Drei Tentos di Hans Werner Henze dal loro primo germogliare all'interno della musica per Der Sechste Gesang, attraverso le loro frammentarie apparizioni in varie altre opere, fino alla loro "rinascita" nella veste che conosciamo come parte della Kammermusik 1958. Ancora una volta abbiamo accesso a un inedito spaccato sull'attività artistica e sulla biografia di uno dei più importanti compositori del Novecento. Dopo tre anni di studi e analisi si conclude anche il lavoro sulla forma-sonata di Marco Riboni: l'ultimo capitolo è dedicato al formidabile contributo di Niccolò Paganini, le cui due sole Sonate rappresentano, come vedremo, un magistrale esempio di padronanza della forma e di geniale anticipazione dei tempi. Le cinquanta sonate esaminate negli undici articoli smantellano il luogo comune sulla presunta idiosincrasia dei chitarristi-compositori riguardo alla forma principe del classicismo viennese: tutti – chi più, chi meno – si confrontarono con questo modello, ovviamente con risultati di differente valore; ma ciò che conta è che tutti contribuirono alla creazione di quella civiltà musicale che caratterizzò profondamente la cultura chitarristica della prima metà dell'Ottocento. Giunge alla sua conclusione anche lo studio di Francesco Biraghi e Paola Carlomagno sul chitarrista milanese Antonio Nava. Ricostruite nelle precedenti puntate le coordinate anagrafiche e la biografia, i due ricercatori ci consegnano ora lo strumento più importante per comprendere e studiare qualsiasi musicista: il catalogo delle opere. Attenzione: non si tratta di un semplice catalogo; prendendo spunto dai dati che appaiono sul frontespizio di ciascuna opera, specie dai nomi dei dedicatari, i due autori aggiungono sotto i vari titoli una miriade di informazioni che inquadrano l'ambiente storico, sociale, artistico, letterario nel quale visse e operò Antonio Nava. Siamo certi che la lettura del catalogo di Nava così proposto fornirà numerosi spunti di interesse non solo agli studiosi "professionisti" ma anche ai lettori che normalmente non amano questa tipologia di articoli. Accanto alla compiuta ciclicità di questi studi, presentiamo il breve saggio di Nicoletta Confalone che, proseguendo e approfondendo le sue ricerche su Schubert e Giuliani, ci propone un confronto fra la messa in musica del medesimo testo del Lied aus der Ferne di Friedrich von Matthisson da parte dei due suddetti musicisti. E ora qualche nota di cronaca. Il comune di Gargnano ha festeggiato la quarantesima edizione degli "Incontri chitarristici" conferendo a Oscar Ghiglia la cittadinanza onoraria. Ecco il testo che spiega le motivazioni: "Per gli alti e riconosciuti meriti artistici nel campo musicale. Con profonda gratitudine per il ruolo fondamentale avuto nella fondazione e nella crescita degli "Incontri chitarristici di Gragnano" e del prestigioso "Concorso Internazionale", che ormai da quarant'anni danno lustro a questo Comune in tutto il mondo. A sancire un indissolubile legame fra un grande uomo e artista ed una piccola lungimirante e sensibile comunità". Per l'occasione, il 30 agosto scorso nella Basilica di S. Martino Oscar Ghiglia, settantacinque anni suonati, ha eseguito il Concierto de Aranjuez davanti a un pubblico numerosissimo e affettuoso: chapeau! Oltre a congratularci sentitamente con il maestro livornese – ora anche gargnanese – non possiamo non fare i nostri complimenti anche al comune di Gargnano per la tenacia con la quale ha sempre sostenuto gli "Incontri" per ben quattro decenni: un caso più unico che raro, a dimostrazione che quando la comunità è "lungimirante e sensibile" può fare tanto pur non essendo grande. Il Sindaco durante la cerimonia non ha mancato di ricordare le altre due figure che hanno contribuito a far nascere e crescere la manifestazione: Gianluigi Fia (1938-2003) e Ruggero Chiesa (1933-1993). Sul quotidiano inglese "The Guardian" (www.the guardian.com/music/2013/sep/13/julian-bream-better-musician-70) è stata pubblicata un'intervista a Julian Bream in occasione del suo ottantesimo compleanno e dell'assegnazione del prestigioso premio "Grammophon Lifetime Achievement" (fra i cui vincitori vi sono personaggi del calibro di Claudio Abbado, Alfred Brendel e André Previn). Veniamo così a sapere che due anni fa ha avuto un grave incidente mentre portava a passeggio il suo amato cane Django: un altro cane gli ha causato una caduta che ha comportato la frattura delle due anche e del braccio sinistro. Dopo il ritiro ufficiale nel 2002, Bream aveva comunque continuato a suonare malgrado i dolori causati dall'artrite in poche intime occasioni vicino a casa, ma dopo questo grave incidente ha smesso di suonare del tutto. "Non è triste non suonare più" afferma nell'intervista. Ma poi aggiunge: "Quello che mi dà un po' fastidio è che so di essere un musicista migliore rispetto a quando avevo 70 anni, ma non lo posso dimostrare". Non dubitiamo certo delle parole del grande Julian Bream... ma già quello che ha fatto sino a settant'anni basta e avanza per assegnargli un luminoso posto nel Parnaso della storia della chitarra. |