Sommario Fronimo N° 166 aprile 2014 |
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Editoriale L'idea di proporre la figura di Niccolò Paganini quale protagonista di questo numero è nata un po' per caso o, se vogliamo usare parole più ricercate, per una sorta di… propizie congiunzioni astrali. Già da un paio di anni aveva attirato la nostra attenzione un lungo e approfondito studio di Eduardo Fernández riguardante il Paganini chitarrista. Il lavoro in realtà non era destinato alla nostra rivista, bensì rivolto agli studenti dei suoi corsi presso l'Università (eum-udelar) di Montevideo. L'originalità di alcune delle idee e delle teorie esposte aveva suscitato in noi un notevole interesse, cosicché prendemmo in seria considerazione la possibilità di pubblicare un estratto di quello studio. Però, la teoria che più ci intrigava presupponeva che le Sonate fossero state composte da Paganini tutte insieme nello stesso periodo della sua vita, ipotesi plausibile ma non ancora dimostrata con certezza. L'articolo rimase quindi nel cassetto in attesa di una eventuale e auspicabile conferma. La conferma arrivò, con nostra grande sorpresa, molto presto: vi ha opportunamente provveduto Danilo Prefumo che un paio di mesi fa ci raccontò, quasi incidentalmente, di avere trovato gli elementi precisi che permettevano finalmente di dare una datazione certa alle opere. Forte di queste informazioni, Prefumo intendeva mettere in ordine una volta per tutte alcune questioni che erano rimaste dubbie o fumose. Ecco quindi i motivi che hanno determinato la pubblicazione contemporanea di questi due importanti scritti. Non solo: l'articolo di Prefumo, oltre a confermare la datazione delle Sonate assecondando così la teoria di Fernández, fa anche chiarezza su altri elementi riguardanti Paganini. Ad esempio, finalmente si risolve l'annosa questione della esatta grafia del nome: Nicolò? Niccolò? Entrambe le lezioni sono valide e quindi nessuno può più accusare nessuno di ignoranza circa la precisa dicitura del nome (come qualche volta succede). La calligrafia di Paganini è rimasta pressoché uguale durante tutto il corso della sua vita e ciò non aiuta la datazione. Quel che spesso cambiava era l'ortografia paganiniana e Prefumo trae le opportune conclusioni da ogni differenza nella grafia di nomi e di parole ricorrenti: Niccolò, Nicolò, Nicola; chittarra francese, chittarra, chitarra. Per quanto riguarda invece il lavoro di Fernández, poiché era destinato a un pubblico che non poteva vantare una sufficiente familiarità con Paganini e la sua produzione chitarristica (a differenza invece – speriamo! – dei nostri lettori), ha subito un deciso intervento di editing: abbiamo eliminato le informazioni presumibilmente già note a chi ci legge e conservato, invece, tutte quelle parti che possono portare stimoli, porre domande, creare dubbi o comunque suscitare qualche discussione. Si può essere d'accordo o meno con le opinioni di Fernández, ma pensare e dubitare non fa mai male, soprattutto aiuta a rinfrescare e – perché no? – forse a rivedere le proprie idee. Anche l'articolo che Aldo Vianello dedica a Wolfango Dalla Vecchia ha aspettato un po' prima di trovare il suo spazio in questo numero. La pubblicazione nel 2013 avrebbe commemorato i 90 anni dalla nascita del compositore, ora invece, la sua uscita nel 2014 ricorda la ricorrenza dei vent'anni dalla morte. Vianello crede fortemente nel valore di Variati amorosi momenti e ne parla con la consueta passione che lo contraddistingue. Siamo sicuri che i lettori non riusciranno a rimanere indifferenti. Infine presentiamo un aggiornamento biografico su Emilia Giuliani. Nicoletta Confalone ha dedicato tempo e viaggi per seguire le tracce di Emilia ed è riuscita a trovare nuovi elementi. Lei stessa sostiene di avere la "netta impressione che le sorprese su Emilia non siano finite qui". Proprio mentre scriviamo queste righe veniamo a sapere che presto infatti vi saranno delle ulteriori novità circa le vicende biografiche non solo di Emilia, ma anche del padre Mauro. Contiamo di aggiornarvi quanto prima. Nel pubblicare sul numero scorso l'articolo di Kenneth Sparr a proposito della rivista ottocentesca "Journal des Troubadours" che aveva Ferdinando Carulli come collaboratore assiduo, vi avevamo promesso un inserto con qualche brano tratto da questi rari esemplari. Kenneth Sparr ci ha generosamente fornito delle riproduzioni di due opere di Carulli di cui non era stata finora individuata la prima edizione. Sospettiamo che la prima edizione fosse proprio quella apparsa sulla rivista francese. Non si tratta di grandi aggiunte al repertorio, ma sono brani interessanti per ragioni diverse: l'op. 79, Le véritable Pot-pourri, è un elenco di alcuni dei temi – classici e popolari – più in voga a quell'epoca. Carulli li presenta uno dopo l'altro senza elaborazioni o variazioni (niente a che fare con le Rossiniane o gli altri Pot-pourris di Giuliani) pronti all'uso da parte dei dilettanti lettori del "Journal...". Chissà se tra i temi presentati (tutti con il loro titolo all'inizio) non se ne trovi qualcuno che ci aiuti ad individuare qualche motivo utilizzato da altri e rimasto misterioso. L'op. 111 è basata sull'uso degli armonici e viene introdotta dalla spiegazione della notazione adoperata. Buona lettura! Per concludere, vogliamo ricordare due persone che ci hanno lasciato recentemente. Il 25 febbraio scorso è morto a Cancún in Messico, dove abitava, il grande chitarrista flamenco Paco de Lucía. Nato il 21 dicembre 1947 ad Algeciras, nel profondo Sud della Spagna, Paco de Lucía (il cui vero nome era Francisco Sánchez Gómez) è stato forse il più famoso chitarrista flamenco. I media di tutto il mondo gli hanno dedicato ampi spazi poiché era un personaggio assai popolare fra tutti i vari tipi di pubblico per aver portato il flamenco, tramite un'operazione di fusion (ricordiamo la sua decennale collaborazione con John McLaughlin e Al Di Meola), al di fuori dei ristretti circoli degli aficionados. La sua strada ha incrociato quella della chitarra classica una sola volta: si tratta della registrazione dal vivo di più di vent'anni fa del Concierto de Aranjuez (cfr. la recensione nel n. 80, luglio 1992, pp. 52-53). Più da vicino ci tocca invece la scomparsa di Pino Briasco (Varazze 1940 - Savona 12 febbraio 2014), vittima di una polmonite acuta. Appartenente alla generazione dei pionieri, ha seminato in giro per l'Italia con passione ed entusiasmo l'amore per la chitarra (ha insegnato a Cuneo e a Castelfranco Veneto, prima di approdare definitivamente nel 1980 al Conservatorio di Genova). Nel 2008 al Convegno di Alessandria gli fu assegnata la "chitarra d'oro" per la didattica. Proprio ad Alessandria lo abbiamo incontrato lo scorso settembre, sempre sorridente, bonario e curioso. Pino Briasco ha dedicato gran parte della sua attività alla diffusione della musica cameristica di Paganini: ricordiamo che, in qualità di componente del "Quartetto Paganini", è stato l'unico chitarrista ad aver suonato ed inciso tutti i quartetti con chitarra del genovese. Perciò, questo numero "paganiniano" della rivista (di cui era fedele e affettuoso abbonato) lo dedichiamo alla memoria di Pino Briasco . |