Sommario Fronimo N° 169 gennaio 2015 |
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Editoriale Il Fronimo inizia il suo 43° anno di vita con l'esordio di tre nuovi collaboratori. Il primo articolo, a firma di Davide Pierbattista, è estratto da una tesi di laurea presso l'Università "La Sapienza" di Roma. Purtroppo tra le varie tesine e tesi di triennio e biennio nei conservatori raramente troviamo lavori originali e ben scritti, meritevoli di diffusione perché capaci di stimolare la curiosità e la voglia di ulteriore approfondimento. La tesi di Pierbattista, che pone l'accento sull'accostamento tra Goffredo Petrassi e Claude Debussy, ci ha in un primo momento lasciati interdetti: "Scherziamo?!" Ma poi ci ha incuriositi: "Chi è il relatore?" Franco Piperno, musicologo stimato, una garanzia. "E la bibliografia?" Di tutto rispetto, niente Wikipedia. Inoltre, l'argomentazione è ben esposta. "La chitarra e la »poetica del mistero» sono i veicoli che hanno permesso a Petrassi di raccogliere le consegne di Debussy e di rielaborarle in una sorta di continuum storico": così l'autore sintetizza l'idea fulcro del suo lavoro. Gli abbiamo chiesto di estrapolare dalla tesi del materiale adatto a formare un articolo. Il risultato è per noi davvero convincente e speriamo che lo stesso valga per i nostri lettori. Il contributo di Lorenzo Galesso prende in esame la Sonata di Antonio José ripercorrendo le vicende biografiche del compositore, le vicissitudini editoriali dell'opera (due edizioni scaturite da due manoscritti diversi) e soffermandosi su alcuni elementi di analisi che possono offrire spunto per nuove riflessioni. La Sonata sta conoscendo una grande popolarità, fatto che dimostra come le qualità tecniche dei chitarristi della giovane generazione siano a un livello molto superiore rispetto a vent'anni fa quando le prime rare esecuzioni sembravano rappresentare il massimo del virtuosismo. Oggi è ormai la scelta preferita dei tre quarti dei finalisti dei concorsi, ragion per cui l'abbiamo ascoltata innumerevoli volte negli ultimi anni eseguita da giovani virtuosi che aspirano a riconoscimenti di livello internazionale. Eppure queste esecuzioni, anche impeccabili, non ci provocano più quelle emozioni che riuscivano a far nascere i primi temerari interpreti che l'hanno coraggiosamente affrontata appena pubblicata. Apriamo una parentesi per riportare qui una frase che abbiamo letto recentemente, scritta da una grande didatta del violino, Dominique Hoppenot (1925-1983), nel suo libro Il violino interiore: "Quando lo studio si focalizza dall'infanzia unicamente in funzione dei concorsi o del giudizio degli altri, senza che si possa conservare la gioia di suonare o il benessere scaturito dalla qualità dello studio, l'allievo smette di interessarsi. Non contribuisce più al proprio sviluppo. Il "mal di violino" risiede in questa assurda contraddizione: cosa può significare la musica per un interprete se non l'arte di esprimersi? Allora, per riuscire a esprimersi, non basta conoscere a menadito un'opera per destinarla all'effimero istante dell'esecuzione: bisogna penetrare nel suo profondo, avere qualcosa da dire e la capacità di comunicarla." Ecco quindi che con il logico ritardo rispetto al violino dovuto alla partenza posticipata, abbiamo ora raggiunto la parità: possiamo parlare anche noi di "mal di chitarra". Ma forse in questo caso avremmo fatto meglio tenerci il nostro eterno complesso di inferiorità rispetto agli strumenti principi ed evitare siffatta "uguaglianza". Ci auguriamo che la lettura dell'articolo sia uno stimolo per approfondire e far nascere nuove idee in tutti coloro che suonano la Sonata di Antonio José senza aver niente da dire. Infine, l'articolo tanto atteso di Gerhard Penn che porta alla nostra conoscenza le inedite vicende biografiche e artistiche di Mauro Giuliani dal 1806, anno del suo arrivo a Vienna, fino al 1812. Penn ha trovato documenti d'archivio finora sconosciuti e altrettanto sconosciuti articoli, annunci e recensioni pubblicati sul giornale viennese "Wiener Zeitung". Le scoperte di Penn costituiscono un'ulteriore conferma dell'impatto che ebbe Giuliani nell'ambiente, non solo chitarristico, viennese che pare sia rimasto "stregato" dalla sua straordinaria abilità strumentale ma anche dal fascino personale. Inoltre, grazie a Penn, i chitarristi che in futuro visiteranno Vienna potranno aggiungere alle mete turistiche anche gli indirizzi di un paio di case dove Giuliani aveva abitato. Non vediamo l'ora di leggere la seconda parte della ricerca che si occuperà degli anni 1813-1819 e che dovremmo pubblicare sul numero di aprile. Ma Penn promette anche altre sorprese che intende annunciare durante il "V Lake Konstanz Guitar Research Meeting" (del quale è fondatore insieme ad Andreas Stevens) che avrà luogo dal 1° al 3 maggio 2015 a Hemmenhofen (Germania).* Grazie a questi incontri (cadenza biennale e lingua comune l'inglese) abbiamo avviato molte nuove collaborazioni; viceversa, molti nostri collaboratori (come Marco Riboni, Francesco Biraghi, Nicoletta Confalone, per citare solo gli italiani) vi hanno trovato terreno fertile per dare maggiore visibilità alle loro ricerche. Quest'anno parteciperemo nuovamente e speriamo di tornare carichi di nuovi interessanti articoli. Vi terremo informati e aggiornati! Intanto, buon 2015! |