Sommario Fronimo N° 176 ottobre 2016 |
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Editoriale Ci fa piacere dare il benvenuto in questo numero della nostra rivista a tre nuovi collaboratori: gli italiani Francesco Mariotti e Alessandro Marchiori e lo spagnolo Miguel Ángel Jiménez Pérez. Dopo un anno di assenza, riappare la rubrica Incontri grazie all'intervista di Francesco Mariotti ad Alessandro Solbiati, uno fra i più importanti compositori italiani, in occasione del suo sessantesimo compleanno e dell'assegnazione della Chitarra d'oro per la composizione durante il XXI Convegno Internazionale di chitarra di Alessandria. Una conversazione interessante che offre tanti spunti di riflessione e che ci aiuta a comprendere, dal punto di vista di un compositore non chitarrista, alcune dinamiche che noi chitarristi, all'interno del nostro ambiente, il più delle volte non riusciamo a cogliere. Prendendo spunto dall'intervista pubblicata su queste colonne qualche anno fa a Roman Vlad, uno dei protagonisti della Nuova Musica italiana nella seconda metà del secolo scorso, Alessandro Marchiori ha voluto investigare le circostanze della nascita e delle prime esecuzioni del concerto per chitarra e orchestra Ode super "Chrysea Phorminx" e tentare un primo approccio analitico di questo brano poco o nulla conosciuto e ancor meno suonato. Chissà se la storia della complicata genesi del concerto dal titolo evocativo non riesca ad incuriosire qualche temerario giovane esecutore... Miguel Ángel Jiménez Pérez, professore del Real Conservatorio Superior de Música di Granada, dedica da tempo le proprie energie all'annoso problema della trascrizione per chitarra moderna delle musiche per chitarra barocca, due strumenti tanto vicini per certi versi e tanto lontani per altri. Nell'articolo che pubblichiamo, Jiménez Pérez riflette sulle caratteristiche della scrittura di Robert de Visée e su come affrontarle senza pretendere di dare una risposta definitiva alla vexata quaestio della trascrizione per lo strumento moderno. L'obiettivo è presentare gli imprescindibili problemi che ci pone una scrittura tanto idiomatica come quella per chitarra barocca e proporre una maniera di ragionamento per risolverli (almeno in parte) quando vogliamo affrontare il lavoro della trascrizione. Comunque, di certo c'è che non è più possibile suonare le opere di Sanz e de Visée come si faceva negli anni Settanta del secolo scorso, spogliate della fondamentale pratica degli abbellimenti e di tutte le caratteristiche dello stile e della prassi esecutiva proprie della chitarra barocca. Termina in questo numero l'articolo di Josep Mangado con gli aggiornamenti sulla biografia di Fernando Sor. L'ultimo capitolo non è relativo a un'epoca posteriore rispetto ai precedenti, ma contiene nuovi dati che Mangado ha scoperto dopo la pubblicazione delle prime puntate; e forse è meglio così: in questa maniera la lunga serie di articoli che ci ha accompagnato da ottobre scorso arriva a termine con un finale inaspettato e persino commovente. Nell'editoriale del numero scorso avevamo menzionato la riforma dei conservatori interrogandoci sulla sorte della Legge 508 del 1999 e della "riforma della riforma" ventilata dal ministro Giannini. Eros Roselli, estremamente informato sull'argomento (ne ha persino scritto un libro), nonché appassionato sostenitore della riforma, ci ha scritto una email cercando di chiarirci un po' le idee e dando risposte e spiegazioni alle nostre domande. Il suo discorso ci è apparso così chiaro e documentato che abbiamo pensato di chiedergli di ampliarlo per poterlo pubblicare come articolo. Pensiamo che sicuramente sarà di aiuto per tanti dei nostri lettori perché chiarisce molti interrogativi e perplessità, spiega quello che è successo e quello che sarebbe dovuto succedere se la riforma fosse stata effettivamente portata a compimento. Roselli riflette con grande lucidità su un argomento che definire caotico e confuso è dir poco e fornisce al lettore tutti gli elementi necessari per renderlo capace di formarsi un'idea più chiara della situazione. Il 5 luglio si è spento nella sua casa romana Alirio Díaz, uno dei personaggi che più hanno influenzato la storia della chitarra durante la seconda metà del Novecento. Durante i corsi nell'Accademia Chigiana di Siena, Díaz ha molto spesso svolto un ruolo di "tramite" per la diffusione dell'insegnamento di Segovia. Era lui che si prendeva cura degli allievi meno preparati, era lui che passava a tutti le correzioni per le edizioni a stampa del repertorio segoviano e le diteggiature di Segovia dove esse non erano presenti. Di estrazione culturale e di indole caratteriale completamente diverse rispetto a quelle di Segovia, è riuscito col tempo a liberarsi dall'ombra segoviana e crearsi il proprio mondo e "modo" chitarristico rimanendo fedele alle proprie radici. Frédéric Zigante gli ha dedicato un lungo In memoriam diviso in due parti: la prima presenta la biografia (la vita del giovane Alirio potrebbe ispirare un romanzo), la seconda è un ricordo personale. Noi, in un mondo chitarristico che spesso tende a rinchiudersi e a voler ignorare ogni cosa che non tocca da vicino le sei corde, ci teniamo a ricordare l'immagine di Alirio Díaz che tira fuori dal taschino un foglio di intavolatura e la sventola a Ruggero Chiesa da lontano elencando con entusiasmo una lunga serie di domande oppure che cerca con grande insistenza una rara edizione delle opere di un poeta latino o che recita qualche sonetto di Góngora. Buon viaggio, Maestro. |