Sommario Fronimo N° 178 aprile 2017

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Editoriale

Ricerche e approfondimenti:

Gli autografi di Mauro Giuliani,
di Marco Riboni

La chitarra in Spagna e, in particolare, a Madrid durante la seconda metà del secolo XVIII e gli inizi del secolo XIX
di Ricardo Aleixo

La chitarra di Fernando Sor
di Eduardo Fernández (seconda parte)

In Memoriam

Roland Dyens (1955-2016)
Paolo Muggia (1935-2017)
Antonio Barbieri (1920-2017)
di Francesco Biraghi

Recensioni Musiche Dischi

Corsi e concorsi

editoriali e discografiche

La bottega della chitarra

 
Editoriale

È tutto dedicato all'Ottocento questo numero della nostra rivista, per pura coincidenza certamente. Vi sono tre lunghi articoli di carattere diverso. Vediamoli uno a uno. Dopo il contributo dedicato a Luigi Boccherini e alla sua Sinfonia concertante, comparso sul numero dello scorso gennaio, Marco Riboni torna al suo campo di ricerca preferito, ossia Mauro Giuliani. L'argomento dello scritto è incentrato sui suoi manoscritti autografi, documenti rari (sono solo otto composizioni) e assai preziosi. È la prima volta che si affronta questa importante tematica, anche perché per poterlo fare è ovviamente indispensabile avere sott'occhio tutto il materiale proveniente dalle varie biblioteche, operazione che oggi, con gli attuali sistemi di ricerca e comunicazione, è molto, ma molto più semplice rispetto a venti e più anni fa, quando cioè Riboni iniziò le sue ricerche su Giuliani. Oltre ad analizzare dettagliatamente i testi originali in tutte le loro peculiarità grafiche e stilistiche, l'autore ha accuratamente confrontato gli autografi con le rispettive prime edizioni e dalla collazione di queste fonti emergono non pochi spunti d'interesse riguardanti sia le relazioni fra Giuliani e i suoi editori, sia alcune questioni strettamente musicologiche che portano a conclusioni non così scontate riguardo alla gerarchia delle fonti stesse e che tendono addirittura a mettere in dubbio la sacralità assoluta del manoscritto autografo. Il secondo articolo è firmato da Ricardo Aleixo e riguarda la diffusione della chitarra nei diversi strati sociali madrileni e, più in generale, in tutta la Spagna fra la metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Le informazioni sono tratte dai libri che i ricchi e colti viaggiatori europei scrivevano come resoconti del loro soggiorno in terra iberica, resoconti che oltre ad avere la classica forma del diario di viaggio assumevano la valenza di vere e proprie guide turistiche destinate a informare i loro connazionali circa gli usi e i costumi delle popolazioni locali. Da questi racconti emerge in maniera inequivocabile che la chitarra era pienamente inserita e onnipresente nella vita sociale e professionale in tutta la Spagna, tanto da essere definita, e a ragione, come vero e proprio strumento nazionale. Numerosi sono gli aneddoti citati riguardo alle istintive capacità esecutive degli Spagnoli che i viaggiatori provenienti dai laboriosi Paesi del nord Europa spesso associavano a una certa indolenza caratteriale e commentavano con malcelata superiorità. Insomma, un interessante (e divertente) affresco che permette di comprendere la nascita e la diffusione del tradizionale luogo comune "chitarra-Spagna". L'ultimo articolo è la seconda (e ultima) parte dello studio di Eduardo Fernández dedicato a Fernando Sor. Fernández cerca di applicare i principi enunciati da Sor nel proprio Metodo per trovare le diteggiature adatte a esprimere le intenzioni del compositore e per risolvere numerosi passaggi delle sue opere che secondo il dogma moderno di "un dito per tasto" risultano problematiche e scomode. Sotto la sua lente d'ingrandimento finisce anche la scrittura di Sor, estremamente meticolosa per quanto riguarda l'articolazione e la conduzione delle voci. Ecco così delinearsi una mano sinistra "nomade" e non statica e l'uso della pratica dell'allargamento a volte con la partecipazione di tutto il braccio. Alcune soluzioni potrebbero sembrare strane o quasi impossibili, ma noi vi consigliamo di provarle con una chitarra "comoda" (o con l'aiuto di un capotasto se il vostro strumento è troppo grande) e chissà, forse vi saranno delle sorprese. In ogni modo, visto che Sor ha messo tanta cura nella stesura delle sue opere e del suo Metodo, meriterebbe uno sforzo maggiore per essere compreso in base ai suoi criteri e non tramite il filtro delle regole stabilite nel periodo post-tarreghiano.