Editoriale
Ricerche e approfondimenti:
Le Folías di Manuel M. Ponce:
è possibile un ordine diverso delle variazioni?
di Pablo Márquez
Per conoscere meglio Dionisio Aguado
di Eduardo Fernández (terza parte)
Ferdinando Carulli:
un aggiornamento biografico tra dati storici e ipotesi a 250 anni dalla nascita
di Romolo Calandruccio
I sette episodi in Ermafrodito di Sylvano Bussotti
di Andrea Monarda
Recensioni
Musiche
Dischi
Corsi e concorsi
editoriali e discografiche
Diamo il benvenuto in questo numero a un nuovo collaboratore di prestigio. Pablo Márquez, chitarrista versatile, musicista intelligente e dal pensiero originale, ha a lungo meditato sulle Variaciones y Fuga sobre las Folías de España di Manuel M. Ponce e sulla possibilità di eseguire le variazioni con un diverso ordine rispetto all'edizione a stampa. Con un lungo e ponderato articolo ci spiega le sue idee al riguardo... ma queste le vedremo nel prossimo numero della rivista. In questa prima parte del suo scritto ci presenta le lettere che testimoniano la genesi della composizione e la successiva collaborazione tra Segovia e Ponce per approntare l'edizione finale che sarebbe poi andata in stampa. Estrapolando dalle lettere di Segovia tutte le parti riguardanti le Folias e leggendole una dopo l'altra ci si rende conto di quanto era assidua la collaborazione tra i due.
Fin qui era la presentazione dell'articolo di Márquez che ci dà ora l'occasione di toglierci dalle scarpe un sassolino che ci dava fastidio da tanto tempo e cioè da quando diversi chitarristi hanno cominciato a presentare i presunti "originali" di alcune composizioni di Ponce come versioni "autentiche" in contrapposizione con le edizioni a stampa a cura di Segovia. Eppure le lettere di Segovia a Ponce e il libro di Alfredo Escande (Don Andrés y Paquita. La vida de Segovia en Montevideo) ci dicono chiaramente che i primi manoscritti dei pezzi che Ponce preparava per Segovia erano degli abbozzi che il compositore sapeva essere destinati a una rielaborazione dopo scambi di corrispondenza e incontri con il chitarrista. Il Concerto per chitarra e orchestra, ad esempio, è il risultato di una assidua collaborazione iniziata a distanza (Ponce in Messico e Segovia a Montevideo) e portata a termine con la prima esecuzione dopo alcune settimane trascorse insieme a Montevideo in stretto contatto. E la prima esecuzione fu diretta dallo stesso Ponce. Alla luce di tutto ciò, come si può dubitare che il risultato scaturito da questo processo non sia rappresentativo delle intenzioni del compositore? È chiaro che Ponce non intendeva far vedere la luce alle prime stesure di tanti dei brani destinati a Segovia ed è altrettanto chiaro, per chi vuol vedere, che queste sono piene di punti "maldestri" che aspettavano la "messa a punto" del chitarrista. Presentando tali versioni come "Ponce vero" si fa un torto al compositore. Chiusa questa parentesi, vediamo il resto dei contenuti di questo numero
Nella terza e ultima parte della monografia su Dionisio Aguado Eduardo Fernández, dopo aver esaminato nelle precedenti puntate il paradigma chitarristico di Aguado basandosi sul suo Metodo Escuela de la guitarra del 1825, passa ora ad applicare quelle idee alla sua composizione più nota, i Tre Rondò brillanti op. 2.
Il 2020 è il 250° anno dalla nascita di Ferdinando Carulli. Per festeggiarlo pubblichiamo una ricerca di Romolo Calandruccio, anch'egli alla sua prima collaborazione con "il Fronimo", che ci aggiorna sulla biografia di questo autore così noto ma anche così misconosciuto. In questa prima parte si prende in considerazione il periodo napoletano della vita del chitarrista. Avrete notato che abbiamo inserito in questo numero un'immagine: si tratta di un ritratto sconosciuto di Carulli, risalente probabilmente ai primi anni della residenza a Parigi, visto che è chiaramente più giovane e meno paffuto rispetto alle più note incisioni. Ma l'iconografia verrà analizzata nella prossima puntata dell'articolo. Vogliamo intanto ringraziare il collezionista Giovanni Accornero che ci ha generosamente fornito l'immagine dandoci il permesso di pubblicarla,
Infine, torna Andrea Monarda che ancora una volta ci presenta un'importante composizione novecentesca. Si tratta di Ermafrodito di Sylvano Bussotti, un lavoro affascinante, che offre a Monarda l'occasione per farci conoscere meglio la figura di Bussotti e il suo rapporto con la chitarra.
Qualche commento sull'attualità, che ormai da mesi è monopolizzata dal covid-19. Con grande rammarico abbiamo visto cancellare manifestazioni, concerti, convegni che avevamo programmato di seguire, approfittando dell'occasione per incontrare amici e colleghi. Peccato!
Queste mancate occasioni di incontro ci permettono di collegarci con un altro aspetto del lock down: tra le sue molte implicazioni si colloca la didattica a distanza, particolarmente problematica nei Conservatori. Che vi siano pro e contro è fuori di dubbio, come emerge da entrambi gli interventi qui riportati. Sulla "Rivista Musicale Svizzera" Lorenzo Micheli, constatato che "il covid-19 si è abbattuto come un ciclone sulla rete globale dell'educazione, costringendoci a una rivoluzione immediata e radicale", lascia trapelare un orientamento possibilista riguardo all'e-Learning, ricordando tuttavia che "la pratica (e la fruizione) della musica sono essenzialmente momenti collettivi e sociali". Da parte sua Antonio Ligios, presidente della Conferenza Nazionale dei Direttori dei Conservatori, nel rilevare – in un'intervista rilasciata a "La Repubblica" – che "l'insegnamento telematico diventa sempre più attrattivo", cita con qualche riserva un orientamento positivo del Consiglio di Stato che sottolinea l'efficacia e l'economicità della didattica a distanza. "In questo scenario di virtualizzazione della didattica" conclude Ligios "vedo anche [il corsivo è nostro] gravi rischi per l'occupazione". Ed è proprio la parola "anche" quella che dovrebbe farci riflettere… una bella patata bollente, non c'è che dire.
Ma, tralasciando la parte pratica ed economica dell'insegnamento a distanza (che tanti maestri ci riferiscono abbia preso molto più del loro tempo rispetto alla vecchia maniera), pensiamo un po' quali conseguenze avrebbe un suo uso sistematico: dove andrebbero a finire i "momenti collettivi e sociali" cui accenna Lorenzo Micheli? Già i musicisti vivono parte della propria vita nell'isolamento obbligatorio che richiede lo studio dello strumento. E tra i musicisti, i chitarristi fanno parte di quelli più isolati, vista la poca frequentazione del repertorio cameristico e l'esclusione dalle orchestre. Fare a meno di frequentare la scuola, di incontrare i compagni di classe e gli altri strumentisti iscritti alle stesse classi di materie complementari... come ci lascerebbe? Con problemi di socializzazione più gravi di quanti non ne abbiamo adesso, pensiamo noi. Ruggero Chiesa dava questo consiglio ai suoi allievi: "Ricordatevi che i vostri compagni di teoria e solfeggio, di storia e armonia, di musica da camera, saranno i futuri direttori d'orchestra, compositori, critici musicali, organizzatori. Dimostrate di essere bravi, fate amicizia e lasciate un buon ricordo." Zoom e le varie altre piattaforme utilizzate non possono sostituire i contatti umani. Voi cosa ne pensate? Le Idee a confronto sono aperte per ricevere i vostri contributi al riguardo. Raccontateci le vostre esperienze.
Buona estate... in salute!
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