Sommario Fronimo N° 197 gennaio 2022 |
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Incontri:Intervista a Frédéric Zigante
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1972-2022: inizia con questo numero l’anno del nostro giubileo. Ce l’abbiamo fatta. Cinquant’anni dalla fondazione e ventidue da quando siamo stati “forzati” all’indipendenza. Per un attimo cerchiamo di non pensare al passaggio degli anni che ci fa invecchiare e proviamo solo a gongolare un po’ per aver raggiunto un traguardo importante. E questo vale per tutti: collaboratori e lettori. Molti dei nostri abbonati conservano la rivista dal primo numero. Come avremmo fatto senza di voi? Non possiamo che ringraziarvi per la fiducia e il sostegno. I pensieri e giudizi sul cinquantennio passato saranno il leitmotiv di questo e dei prossimi numeri di quest’anno. L’intervista di apertura vede come protagonisti Frédéric Zigante e Francesco Biraghi. Si tratta di un ideale passaggio di testimone, visto che il primo è appena approdato al Conservatorio di Milano e il secondo si prepara per lasciare il posto il prossimo anno. Entrambi avevano frequentato il Conservatorio milanese come allievi nella classe di Ruggero Chiesa. Bentornato Frédéric! Termina con la settima e ultima puntata la ricerca di Romolo Calandruccio su Ferdinando Carulli che ci ha accompagnato per due anni. Un importante approfondimento su tutte le sfaccettature della vita e dell’attività di un personaggio che non ha mai smesso di esercitare la propria influenza su generazioni di chitarristi per più di due secoli. Tra di noi chiamavamo questa serie di articoli “la Carulliade”: ogni volta sembrava dovesse essere la penultima puntata, che poi essendo troppo lunga andava divisa e quindi la fine continuava a spostarsi. Sicuramente la consultazione di questo lavoro sarà imprescindibile per chi volesse approfondire la ricerca in futuro. Le composizioni di Mertz appaiono regolarmente ormai da decenni nei programmi da concorso e da concerto. Tuttavia, il compositore stesso non ha attirato particolarmente l’interesse dei ricercatori. La sua biografia presenta grandi lacune e l’articolo di Graziano Salvoni viene a completarne una parte, quella relativa agli esordi della sua attività concertistica nella propria città natale, Pressburg, l’odierna Bratislava. Diamo il benvenuto all’articolista che collabora con noi per la prima volta. Con grande piacere salutiamo l’arrivo tra i nostri collaboratori «fissi» di Evangelina Mascardi. Dopo aver ascoltato per due anni i suoi interventi durante il Convegno di chitarra e avendoli trovati sempre interessantissimi e stimolanti, abbiamo pensato di chiederle di scrivere per «il Fronimo»: interventi brevi su argomenti relativi alla musica antica, ma sempre presenti in ogni numero. Evangelina ha accettato e ha promesso di non mancare gli appuntamenti trimestrali con la nostra rivista. Ecco allora la prima puntata della nuova rubrica che si chiama «Il quaderno di Evangelina»: l’argomento è il Tombeau, un genere antico che non ha perso i collegamenti con l’epoca moderna. Collegamenti anche inaspettati, come vedrete. Purtroppo quest’autunno abbiamo perso due importanti protagonisti della storia della chitarra di ques’ultimi cinquant’anni. Aldo Minella faceva parte della gloriosa schiera degli allievi di Segovia che hanno creato scuole e diffuso il verbo segoviano per il mondo. Era inoltre un personaggio importantissimo del mondo chitarristico milanese. Perciò, oltre all’In memoriam tradizionale a firma di Giuseppe Chiaramonte, ospitiamo gli scritti di allievi e amici che lo hanno voluto ricordare sulle nostre pagine. In ordine alfabetico: Vittorio Casagrande, Paola Coppi, Roberto Da Barp, Sharon Isbin, Agostina Mari, Antonio F. Mormina, Guido Muneratto, Giulio Odero. Il 3 ottobre è mancato anche Thomas Heck, che con la famosa tesi su Mauro Giuliani (1970) aprì la strada alla musicologia chitarristica diventandone il pioniere. Uno dei grandi protagonisti di questi ultimi cinquant’anni, affezionato collaboratore del Fronimo e buon amico. L’In memoriam è firmato da Marco Riboni. Per quanto riguarda l’attualità, abbiamo visto con piacere (e sollievo) che piano piano l’attività concertistica e le varie manifestazioni stanno riprendendo il via. A Milano abbiamo avuto il Convegno, che in realtà non ha subito interruzioni, con buona presenza di pubblico e tanti tanti invitati. Ad Alessandria o a Milano, quello che più ci fa piacere nel Convegno è l’opportunità di salutare amici, conoscenti, abbonati che altrimenti raramente incontriamo. Purtroppo le mascherine ci hanno tolto parte del piacere, visto che rendono difficile il riconoscimento. Speriamo che il prossimo anno le cose siano diverse. A Padova si è svolto finalmente a settembre, nel Barco Teatro, il Festival «Homenaje» che a causa della pandemia era stato rinviato più volte. Non siamo stati presenti, ma le testimonianze ci dicono che è stato un grande successo. Alla prossima! A Milano, invece, abbiamo potuto ascoltare quattro bellissimi concerti grazie al Festival «Corde d’Autunno» organizzato dall’infaticabile e intraprendente Marco Ramelli. Abbiamo ascoltato Andrea De Vitis, Lorenzo Micheli e Matteo Mela (alias SoloDuo), Evangelina Mascardi (con programma tutto dedicato a Weiss) e Andrea Dieci. Era tempo che non ascoltavamo applausi così fragorosi: è ovvio che i concerti dal vivo erano mancati a tutti. Il festival era, come sempre, ospitato dal Centro Asteria cui va il nostro ringraziamento per tutte le attività che svolge. Le suore che lo gestiscono sono persone ammirevoli, oltre ad essere simpaticissime. Chiudiamo ripetendo l’invito che abbiamo rivolto a tutti i nostri lettori nell’editoriale dello scorso numero: inviateci i vostri pensieri, valutazioni, ricordi del cinquantennio 1972-2022. Vorremmo poterne pubblicare almeno una scelta nel numero 200. Restiamo in attesa di leggervi. |