Sommario Fronimo N° 199 aprile  2022

English


Editoriale

Ricerche e approfondimenti:

I Doze Estudos (1970) di Francisco Mignone.
Un pianoforte fatto chitarra
di Andrea Monarda

Caspar Joseph Mertz: da Brno a Praga.
I concerti degli anni 1841-1842
di Graziano Salvoni

Alle origini della chitarra a dieci corde.
Narciso Yepes, Maurice Ohana, José Ramírez III
di Leonardo De Marchi

Il quaderno di Evangelina

di Evangelina Mascardi

Recensioni Musiche Dischi

Corsi e concorsi

editoriali e discografiche

La bottega della chitarra

 

EDITORIALE

Riprendiamo la consueta chiacchierata introduttiva che è mancata nel numero scorso: avremmo voluto spiegarvi che il ritardo del numero di gennaio non era dovuto a noi, e lo facciamo adesso: le Poste erano bloccate e la rivista ci ha messo un mese e mezzo, in qualche caso due mesi, per arrivare agli abbonati. Dobbiamo a questo proposito avvertirvi che anche il numero di ottobre (il 200mo, chi lo avrebbe mai detto?) avrà probabilmente un po’ di ritardo: sarà un traguardo importante per la nostra rivista, con molte più pagine – quasi il doppio – e tanti articoli da tradurre… faremo del nostro meglio durante l’estate ma, se non lo ricevete entro metà ottobre, non preoccupatevi e aspettate almeno la fine del mese prima di scriverci per protestare. Parliamo ora degli articoli che state per leggere: questa volta sono tutti dedicati a epoche e argomenti totalmente differenti. Iniziamo con il ritorno di Andrea Monarda che, dopo svariati articoli su importanti opere di autori quali Luciano Berio, Luis de Pablo, Sylvano Bussotti, Alessandro Solbiati, Camillo Togni e via dicendo, cambia registro e ci presenta i Dodici Studi del compositore brasiliano Francisco Mignone. Sono brani che, per dirla con le parole dell’articolista, appartengono a “quel tipo di musica brasiliana che concilia il colto e il popolare, la tradizione e l’innovazione, la tecnica e la cantabilità…”. Mignone, come tanti suoi colleghi conterranei, è rimasto sempre all’ombra di Villa-Lobos, almeno per quanto riguarda l’interesse dei chitarristi e, pur avendo scritto tanto per chitarra, raramente compare nei programmi da concerto. I Doze Estudos sarebbero un buon inizio per chi volesse conoscere o approfondire la sua opera. Un nuovo articolo di Graziano Salvoni, che già ci ha raccontato gli inizi della carriera concertistica di Joseph Caspar Mertz nella sua città natale (n. 197, gennaio 2022), ci fa ora seguire la tournée intrapresa dal chitarrista negli anni 1841-1842, durante la quale poté visitare numerose città dell’Europa centrale. Fu un periodo importante per Mertz, non solo perché si fece conoscere in luoghi importanti come Praga, Lipsia, Dresda, Berlino, ma anche perché nel corso del lungo viaggio incontrò quella che sarebbe diventata sua moglie, la pianista Josephine Plantin. Indipendentemente dalla maggiore o minore frequenza di pubblico, le esibizioni di Mertz ebbero sempre successo raccogliendo commenti positivi sui giornali. Una cosa però risulta costante e perciò irritante: in tutti gli articoli appare la solita frase “la chitarra, questo strumento ingrato…”. Pare che i giornalisti copiassero uno dall’altro, quasi non si potesse parlare della chitarra senza attribuirle quell’aggettivo. È vero che poi seguivano lodi per il chitarrista di turno (Giuliani, Mertz, Legnani, Carulli), cui si riconosceva l’abilità di superare i limiti del “povero strumento”… appunto… Come deve essere stato frustrante! Leonardo De Marchi è da anni fautore della chitarra a dieci corde. Avendo ascoltato il suo intervento nell’ultimo Convegno Internazionale di chitarra a Milano, abbiamo pensato di invitarlo a scrivere un articolo su questo tipo di strumento. Ha risposto al nostro invito raccontando la storia della chitarra diventata famosa grazie a Narciso Yepes, che l’ha utilizzata ?per decenni ?eseguendo tutti i tipi di repertorio. Cosa ha spinto Yepes a cercare una chitarra diversa da quella esacorde? Quale è stato il ruolo di Maurice Ohana e come è stato il rapporto con José Ramirez III che infine, stimolato dal chitarrista, ha realizzato lo strumento? La ricerca di De Marchi dà risposte a queste domande in maniera chiara, con una scrittura scorrevole e piacevole da leggere. Evangelina Mascardi, fedele all’impegno preso, non ha mancato di inviarci la terza puntata del suo “quaderno”. Prendendo spunto dal prezioso manoscritto con le musiche di Vincenzo Capirola, ricco di bellissimi disegni a colori, Evangelina cerca di sfatare alcuni “miti” che ancora circolano riguardo all’interpretazione della musica rinascimentale: niente dinamiche, niente timbri, niente abbellimenti… ma perché? È verosimile che, in un’epoca che ha visto fiorire la pittura con bellissimi e vivaci colori, la musica dovesse essere “asettica”? Il manoscritto di Capirola offre risposte al riguardo ed Evangelina le porta alla nostra attenzione nella speranza di “smuovere” un po’ le acque. Grazie all’indebolimento della pandemia le attività culturali hanno finalmente visto una ripresa e anche in campo chitarristico la scena si è movimentata. A Milano, a fine maggio, è successo di tutto, con David Russell e Manuel Barrueco entrambi presenti nell’arco della stessa settimana per concerti e masterclass; a Parma un super festival Paganini ha ospitato, oltre alle due star appena citate, diverse iniziative, concerti, concorso, conferenze e via dicendo. Per unanime ammissione, i due Maestri che hanno segnato una svolta estetica durante gli anni Ottanta (eh sì! Sono passanti quarant’anni) sono in forma e non risentono del tempo trascorso. Avevamo l’idea che, a confronto con altri strumentisti, i chitarristi soffrissero di invecchiamento precoce: in tutta evidenza la generazione dei nati nei primi anni Cinquanta sta smentendo quell’idea. Amen. Avendo menzionato i “grandi nomi” vorremmo ora spendere due parole per una stagione che dà spazio ai giovani: i concerti organizzati a Lodi dall’Atelier chitarristico Laudense spesso non hanno niente da invidiare a quelli delle stagioni più titolate nelle sale importanti dei capoluoghi. Questa primavera abbiamo ascoltato tre bellissimi concerti tenuti da Vojin Kocic, Domenico Mottola ed Emanuele Buono. Giovani che abbiamo seguito dall’inizio della loro carriera, dalle prime partecipazioni ai concorsi fino a vederli vincitori di competizioni importanti. Guarda caso, tutti e tre sono stati vincitori del (fu) “Concorso Chiesa” di Camogli: è stato quindi un piacere ancora più grande vederli e ascoltarli di nuovo, con programmi rinnovati, con maturità ed entusiasmo in crescita e liberi dalla “mentalità da concorso” che risulta invalidante per lo spirito artistico. ?Come vedrete, le pagine di Corsi-concorsi-appuntamenti, striminzite durante la pandemia, si sono arricchite. Ma non basta riprendere a organizzare eventi, bisogna ricominciare a frequentarli. E purtroppo l’assenza dei chitarristi dai concerti non è un fenomeno dovuto alla pandemia: la generazione più giovane si accontenta di guardare YouTube, mentre quella che riempiva le sale e faceva code nei botteghini quarant’anni fa, comincia ad avvertire la stanchezza. Cari giovani chitarristi, lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo: se voi non andate ad ascoltare i concerti dei vostri colleghi e maestri, chi verrà ad ascoltare i vostri? La maggior parte della musica del nostro repertorio è nata per essere “consumata” dal vivo, quando ancora non esistevano i mezzi di riproduzione elettronica, men che meno digitale. Adottiamo gli strumenti storici per maggiore autenticità, e poi ci accontentiamo di ascoltarli attraverso le cuffie e fissando un monitor? Spero possiate approfittare dei mesi estivi e di tutte le manifestazioni che vengono organizzate per… esserci.