Pasquale Taraffo è riconosciuto come il maggior esponente della
scuola chitarristica genovese di questo secolo. Nato il 14 novembre 1887 visse la
fanciulleza all'insegna della musicalità alla buona e istintiva. Suo padre Pippo, fabbro
rinomato, era un dilettante di chitarra; i quattro figli maschi vennero rapidamente
contagiati dalla passione paterna, e chi più e chi meno si guadagnavano tutti uno
stipendio aggiuntivo ad un onesto lavoro di calderaio navale (Giovanni), cuoco di bordo
(Peo), barista (Rinaldo). Ma il genio della famiglia era lui, Pasquale, che fin da
giovanissimo già si esibiva nei ristoranti senza doversi mantenere con altri lavori fuori
dalla musica. Il suo vero apprendistato musicale si sviluppò così con innumerevoli
esecuzioni in spettacoli teatrali, nei varietà, nei locali di cinema, nei caffé e
calcando tutti i possibili palcoscenici genovesi.
La collaborazione con il liutaio Settimio Gazzo portò alla costruzione di una chitarra
dotata di 13 o 14 corde, con cui sviluppò un repertorio molto vario, che andava dall'
adattamento di brani d'opera a danze, serenate, brani di folclore vario, canti degli
emigrati, canzonette varie. Brani sinfonici e cameristici di grande successo vennero
elaborati e resi ancora più popolari, come l'Intermezzo della Cavalleria Rusticana,
il quartetto del Rigoletto, il Minuetto di Boccherini, la Sinfonia della Norma;
non trascurò autori ancor oggi ritenuti "classici", come Viñas e Tárrega;
accompagnò anche le voci dei tenori più famosi, come Beniamino Gigli, Giacomo Lauri
Volpi e Tito Schipa.
A partire dal 1926 s'imbarcò, lavorando come suonatore, sui transantlantici diretti negli
Stati Uniti e nel Sud America. Ebbe modo di esibirsi a New York a San Francisco, a Buenos
Aires riscuotendo dovunque successo e consensi. Negli anni '30 ebbe modo di visitare,
sempre da musico di bordo, la Spagna, le coste mediorientali, le regioni baltiche,
diventando anche solista della grande orchestra argentina di Edoardo Blanco. Morì
improvvisamente a Buenos Aires nell'aprile 1937, durante un ennesima trasferta; venne
sepolto nel cimitero della Chacarita dove giace ancora.
È considerato come il vero fondatore della scuola chitarristica genovese: ha avuto
innumerevoli riconoscimenti in Italia e all'estero e ha inciso, in anni ancora
pionieristici, numerosi dischi che oggi sono oggetto di studio, ricerca e collezionismo.
Grazie alla sua attività di esecutore si è sviluppato un interesse eccezionale verso la
chitarra: attraverso il proprio insegnamento e il proprio esempio ha formato una
generazione di validissimi chitarristi e, parallelamente, anche una generazione di liutai
che ha lavorato sul suo indirizzo musicale e artistico.
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