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Sommario

numero 2 0 0

ottobre 2022


Editoriale

Incontri:

Intervista a Hopkinson Smith
di Evangelina Mascardi
e Frédéric Zigante

Ricerche e approfondimenti

La nascita della musica strumentale
di Paolo Cherici

Paganini nel Novecento. Sulle tracce delle opere per chitarra tra riviste, pubblicazioni e prime esecuzioni
di Riccardo Del Prete
e Danilo Prefumo

La musica da camera
nei primi decenni dell’Ottocento
di Jukka Savijoki

La chitarra ŕ la Sagrini
di Erik Pierre Hofmann

I Preludi di Villa-Lobos.
Un nuovo sguardo
di Eduardo Fernández

“Mon trčs admiré Villalobos”.
La corrispondenza tra Andrés Segovia ed Heitor Villa-Lobos
di Frédéric Zigante


Il quaderno di Evangelina
di Evangelina Mascardi

Post scriptum
di Mario Dell'Ara

La bottega della chitarra

Recensioni Musiche Dischi
Corsi e concorsi


Francisco Simplicio
Francisco Simplicio - Luthier
Diego Milanese - Umberto Piazza


Stefano Grondona
"Nocturnal"


CD Stradivarius
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(spese di spedizione incluse)



Mauro Giuliani

Rarities and Masterpieces

Der Abschied derTroubadors
Sei arie nazionali scozzesi
2 Rondò op. 68
Sechs lieder op. 89
Gran variazioni op. 114

Massimo Felici & Ensemble '05
Damiana Mizzi, soprano
Antonia Valente, fortepiano
Friederike Starkloff, violino



Davide Ficco, l'opera integrale di
Bruno Bettinelli
cd Naxos in tiratura limitata,
disponibile solo presso la nostra redazione
(anche per i non abbonati)

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Editoriale

200! Un bel traguardo, non c’è che dire. Ne siamo orgogliosi e non possiamo che ringraziare tutte le persone che hanno lavorato per renderlo possibile. Collaboratori di lungo corso, studiosi che da tutto il mondo ci hanno inviato i risultati delle loro ricerche, persone la cui firma non appare ma che si sono succedute nel corso degli anni nel compito ingrato di leggere e correggere le bozze. Soprat­tutto ringraziamo gli abbonati che non hanno smesso di seguirci, alcuni addirittura dal primo numero.
Durante il cinquantennio 1972-2022 il mondo della chitarra ha visto svolte, cambiamenti, evoluzioni e rivoluzioni e “il Fronimo” ne è stato testimone. Per chi possiede l’intera collezione è facile accorgersi di come sono cambiati i temi di interesse, i protagonisti della scena concertistica, gli articolisti, il repertorio. Ci rendiamo conto che molti pensano che i cambiamenti della rivista siano sempre dovuti a decisioni prese da chi la gestisce: è vero solo in parte. In realtà “il Fronimo” rappresenta e rispecchia il mondo chitarristico circostante.
Nel 1972 si pensava ancora che la chitarra fosse il tramite più naturale per far rivivere la musica antica sostituendosi al liuto e strumenti affini. Invece, in poco tempo è avvenuta una presa di coscienza da parte dei cultori degli strumenti antichi e i chitarristi hanno dovuto riconoscere che era necessario compiere una scelta. Ruggero Chiesa ha scelto di dedicarsi al repertorio ottocentesco e a interrompere la Storia delle letteratura del liuto e della chitarra, consapevole che ormai quello era un ambito per specialisti del settore; ha invitato dunque diversi liutisti a prendere il testimone e garantire alla rivista la presenza di articoli relativi alla musica antica. La risposta a quell’invito non fu sufficiente per giustificare la parola “liuto” sulla copertina: averla rimossa non è stata quindi una presa di posizione ma una conseguenza dell’evoluzione e specializzazione avvenuta nel mondo liutistico: uno dei più grandi cambiamenti verificati in questi cinquant’anni. Eppure ultimamente si sta riscontrando il fenomeno inverso: sempre più chitarristi tornano a occuparsi degli strumenti antichi in modo serio e consapevole. Il riavvicinamento tra liutisti e chitarristi si manifesta in questo numero celebrativo con una notevole presenza di liutisti e una disposizione degli articoli “ciclica” che vede quasi sempre i contenuti di un articolo collegati, in un modo o nell’altro, con quelli seguenti. Prima di tutto c’è l’intervista a Hopkinson Smith, uno dei testimoni e artefici dell’evoluzione cui accennavamo sopra: negli anni Settanta ha scelto di lasciare la chitarra per dedicarsi al liuto e, in seguito, grazie al suo insegnamento si sono formate schiere di liutisti appassionati e storicamente informati che hanno trasmesso il “verbo” in tutto il mondo. L’intervista è stata realizzata da Evangelina Mascardi (ex chitarrista e poi allieva di Hopkinson Smith) e Frédéric Zigante, tuttora chitarrista che pare sempre più tentato dal liuto.
Segue il dotto articolo di Paolo Cherici (anch’egli ex chitarrista, allievo di Ruggero Chiesa e poi di Hopkinson Smith). Il tema è complesso e riguarda la nascita della musica strumentale, vale a dire l’emancipazione della musica liutistica dalla musica vocale avvenuta agli inizi del Cinquecento.

Chiude le pagine della rivista – e del cerchio virtuale cui abbiamo accennato – Evangelina Mascardi che nel suo Quaderno affronta sempre temi che accomunano i mondi della chitarra e della musica antica.
L’altro grande cambiamento avvenuto durante questi ultimi cinquant’anni è stata la progressiva emancipazione dei chitarristi dall’influenza segoviana. Emancipazione che portò a un ampliamento del repertorio didattico e concertistico a disposizione, grazie al sempre maggior interesse verso la musica dell’Ottocento da una parte e di quella contemporanea dall’altra. La strada non fu facile e lo dimostra l’enorme difficoltà con la quale fu finalmente riconosciuta e “adottata” dai chitarristi la produzione chitarristica del pur famosissimo Niccolò Paganini. È il tema dell’articolo di Danilo Prefumo e Riccardo Del Prete che grazie a tanti documenti ritrovati tracciano il percorso accidentato di quelle opere – tra aste, prime edizioni, prime esecuzioni e risvolti sorprendenti – dagli inizi del Novecento e fino agli anni Settanta, quando i manoscritti tornarono in Italia.
Purtroppo rimane immutata col passare del tempo la poca abitudine (o attitudine) dei chitarristi verso la musica da camera. Jukka Savijoki dedica qui la propria attenzione alle opere che hanno visto la luce durante i primi trent’anni dell’Ottocento. È un repertorio ricchissimo che merita di essere esplorato e sfruttato sia in campo didattico che concertistico. Speriamo che questo scritto risvegli l’interesse e la curiosità di tanti nostri lettori.
Tra i due articoli sopra citati vi era un collegamento: le opere cameristiche con chitarra di Paganini. Vi è un nesso anche con quello successivo: nell’articolo di Savijoki si parla della chitarra terzina e del ruolo che conquistò specie in ambito cameristico e si nomina anche un nome pressoché sconosciuto ai più, Luigi Sagrini.
Proprio Luigi Sagrini e la chitarra particolare da lui ideata, un ibrido fra terzina e chitarra normale, sono il tema dell’articolo di Erik Pierre Hofmann che ci spiega l’utilità di quello strumento e le sue caratteristiche. Il materiale fotografico che illustra l’articolo è ricco e meritava di essere apprezzato appieno: per questa ragione gli abbiamo dedicato un inserto di pagine a colori.

Seguono due articoli relativi a Heitor Villa-Lobos. Il primo è firmato da Eduardo Fernández che ha deciso di gettare luce nuova sui Cinque Preludi: pur essendo tra i brani più eseguiti del nostro repertorio, non sono mai stati approfonditi come avrebbero meritato. Forse perché non presentano particolari problemi tecnici? Generazioni di chitarristi li hanno suonati “a orecchio” riproducendo passivamente per decenni i vezzi e i manierismi del proprio maestro o di quello famoso dal quale li avevano ascoltati per la prima volta. La situazione è cambiata man mano che i Conservatori aprivano le porte alla chitarra, dando la possibilità ai chitarristi di avere una preparazione teorica e culturale che permettesse loro di esplorare il repertorio autonomamente. Situazione che si è consolidata proprio durante gli anni Settanta e Ottanta del cinquantennio che stiamo celebrando. Ciononostante la lettura dei Cinque Preludi è rimasta un po’ di routine, forse perché si affrontano troppo presto, prima di poterli capire fino in fondo. Forse questa analisi aiuterà davvero a guardarli con occhi nuovi e a stimolare interpretazioni più consapevoli.
A Villa-Lobos erano indirizzate le lettere di Andrés Segovia che sono riportate e commentate nell’articolo di Frédéric Zigante. Grazie a queste tredici lettere vediamo come si è evoluto il rapporto tra i due, le vicissitudini dell’edizione delle Douze Etudes e la genesi del Concerto pour guitare et petit orchestre, fortemente voluto da Segovia. Un Segovia che, agli inizi degli anni Cinquanta, appariva oberato di impegni, esausto e in difficoltà quando si trattava di studiare ed eseguire nuovo repertorio. Era all’apice della carriera e la chitarra entrava in una nuova era gloriosa della sua storia.

E per chiudere il cerchio, il Quaderno di Evangelina Mascardi ci riporta al liuto invitandoci a riappropriarci di un modo di far musica, con libertà e fantasia, come si usava un tempo. E senza dimenticare che libertà e fantasia non appartengono solo alla musica antica ma alla Musica, tutta.
Il prossimo anno sarà il trentesimo dalla scomparsa di Ruggero Chiesa: un altro anniversario nella storia de “il Fronimo” e un’annata un po’ diversa rispetto al solito, se riusciremo a realizzare i progetti che abbiamo in mente.

Continuate a seguirci.
il Fronimo rivista di chitarra,  edizioni il Dialogo  via Orti, 14    20122 Milano - webmaster@figaro.it